Per muoversi a Como
ci vogliono i cinesi

In una delle tante scene godibili de “Il vigile”, lo sfaccendato Alberto Sordi pronuncia una frase destinata a diventare un tormentone: “Se se movono i cinesi...”. Molti decenni dopo rischia di andare a finire che i cinesi servono per far muovere noi.

L’ultima speranza per risolvere il secolare nodo del traffico di attraversamento nella città di Como (pur continuando a giocare la difficile partita del secondo lotto della tangenziale), sembra infatti essere la disponibilità di un fondo cinese a finanziare per il 70% la realizzazione dell’autostrada Varese-Como-Lecco, una sorta di Araba Fenice delle infrastrutture lombarde che alla maggior parte dei comaschi è sempre apparsa un “contentino” arrivato dalla Regione dopo l’affossamento del secondo lotto della nostra benedetta-maledetta tangenziale.

L’annuncio arrivato ieri a sorpresa, durante la riunione del Tavolo comasco della competitività, da parte del presidente uscente di Unindustria Como, Francesco Verga, potrebbe cambiare le carte in tavola.

Perché i cinesi, quando “se movono” fanno sul serio. E dato che il mondo è cambiato parecchio, possono anche contare su un gruzzoletto non da poco da spendere a loro piacimento. Perciò se l’interesse asiatico è concreto e soprattutto se questi signori che percorreranno al contrario la rotta di Marco Polo, sapranno sopportare l’impatto con la nostra devastante e avvolgente burocrazia, potrebbe nascere qualcosa di concreto.

Oltretutto, il progetto di massima della vagheggiata autostrada Varese-Como-Lecco ingloba di fatto il secondo lotto della tangenziale. Sarebbe finalmente l’attesa quadratura di un cerchio che finora ha assunto tutte le forme salvo quella auspicabile.

Il problema, caso mai, è un altro. Perché se qualcuno, compresi i cinesi, intende fare beneficenza non regala certo le autostrade. E allora è più che probabile che i comaschi si troveranno a pagare anche questa nuova fondamentale arteria.

E se Pedemontana, moncherino di tangenziale comasca, per tacer della Brebemi fanno scuola, non è difficile immaginare che le tariffe saranno esagerate. Alla fine, con l’aggiunta dell’A9 nota per essere l’autostrada più salata d’Italia anche quando non c’è il ghiaccio sull’asfalto (ma forse il primato è stato messo in discussione dalle recenti infrastrutture) ci ritroveremo con il primato dei pedaggi stangata.

Ipotesi futuribile d’accordo, perché quelle cinesi sulla Varese-Como-Lecco sono ancora solo ombre. Ma piuttosto realistiche. Uno allora dice: ma che le paghiamo a fare le tasse se poi dobbiamo pure cacciare altri soldi per le strade costruite dai cinesi? Almeno Totò, in un’altra pietra miliare (lui avrebbe detto “pietra emiliana” della commedia all’italiana, “I tartassati”, spiegava che le imposte da lui evase sarebbero potute servire per fare “la strada del sole”.

Altri tempi. Però le riprese di quel film coincidevano più o meno con l’epoca in cui si era cominciato a parlare di Pedemontana e tangenziale comasca. Alla fine, però, l’impressione è che noi comaschi ci dobbiamo rassegnare. Il presidente della Lombardia, Maroni, ha demandato a Roma, con un emendamento alla legge di Stabilità. Dalla capitale ci rimbalzeranno come hanno sempre fatto. Tanto noi, mugugniamo, magari ci arrabbiamo pure come sta succedendo proprio per il pedaggio della tangenziale. Ma alla fine siamo gente di coscienza. Paghiamo e magari, affetti da una sorta di sindrome di Stoccolma, continuiamo a votare per i politici che ci hanno preso in giro. E allora tanto vale attendere che i cinesi “se movano...”

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