Ticosa:ora si sa
che pesci pigliare

Ci fosse in giro un altro Enzo Jannacci, la storia del barbone con “i scarp de tennis” anziché all’Idroscalo di Milano, potrebbe ambientarla a Como, nell’ex Ticosa, di cui si può dire tutto ma non che ci si annoi.

In fondo, questa faccenda del lago che si è formato lì dove c’era prima una tintostamperia poi un ideale museo dalla mala politica e della mala amministrazione comasca, è anche un po’ “roba de barbun”, per restare nella canzone. Un po’ da “barbun” è la soluzione trovata dal Comune che i quattrini per prosciugare il secondo lago di Como non li ha. Ma volendo anche ispirata a quel “barbun” di Jannacci che, nella sua malinconica vicenda, è un personaggio positivo. Poiché l’idea di arruolare i pesci del primo lago comasco per evitare che il confratello si trasformi, con la bella stagione, in un centro di addestramento per agguerriti battaglioni di zanzare, potrebbe anche rivelarsi azzeccata sul versante ecologico e soprattutto economico. E la differenza non la fa solo la desinenza. In attesa della riverenza, perché la Ticosa si presta anche per una filastrocca, si può solo attendere di vedere all’opera i cavedani o le altre tipologie ittiche che saranno reclutate all’uopo. Riusciranno dove hanno fallito legioni di politici e amministratori: cioè tirare fuori qualcosa di positivo da quella landa che da oltre trent’anni turba i sonni dei vari inquilini di palazzo Cernezzi?

Si potrebbe poi obiettare che noi le tasse le paghiamo, come chiosava un indimenticabile Totò nei Tartassati, anche per fare la guerra alle mosche (o alle zanzare). Allora, dato che i cavedani lavorano gratis e neppure occorre nutrirli (anzi, guai a farlo, verrebbe meno lo scopo), non è che ai comaschi dovrebbe spettare uno sconto fiscale? Controllate bene la data di questo giornale, cari lettori, nonostante la presenza ittica che domina la scena, non è il primo aprile. Quello che avete appreso e apprenderete con ulteriori dettagli nelle pagine di cronaca è tutto vero.

Purtroppo però quando si parla dell’area di viale Innocenzo, qualunque iniziativa è destinata a varcare i confini del grottesco. E per questo Jannacci che il grottesco amava cantarlo e musicarlo, cadrebbe a fagiolo.

E ora non ci sarebbe da stupirsi se adesso saltasse su qualcuno a dire che in fondo un altro lago a Como rappresenterebbe un’occasione da sfruttare in chiave turistica. Anzi, addirittura potrebbe servire da surrogato del primo, in attesa di vedere completati i lavori delle paratie. Mica male come idea. I due cantieri infiniti della città, gli emblemi delle cose che a Como non vanno che si aiutano a vicenda. No eh? È un’esagerazione? Sì, ma di fronte alla trovata dei cavedani è difficile tenere a freno la fantasia. Almeno una cosa è certa. Adesso nessuno potrà più dire che sulla Ticosa non si sa che pesci pigliare. Ma se si prendono i pesci poi chi mangia le zanzare? E proprio destino. Con l’ex tintostamperia non si riesce a venirne a una. Qualunque idea finisce per trasformarsi in un bagno. Sarà per quello che serve un lago?

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