Un marziano a Como
e il rischio salamoia

Ad avere a disposizione un Ennio Flaiano, sarebbe un attimo mettere in scena il remake lariano di un “Marziano a Roma”. Perché anche a Como c’è un marziano che il destino e gli elettori hanno fatto atterrare sulla prima poltrona di palazzo Cernezzi.

Come altro possono essere interpretati le dichiarazioni di Mario Lucini il giorno dopo il terribile doppio ko giudiziario incassato dalla sua amministrazione? Vale la pena di andare sul nostro sito, www.laprovinciadicomo.it e gustarsi il file audio raccolto da Gisella Roncoroni. «Non mi dimetto - dice il sindaco-. Ci sono tanti problemi urgenti , bisogna mandare avanti una macchina che in alcuni settori è in grossissima difficoltà e quindi c’è da affrontare una quotidianità di emergenza». Il tutto con un grottesco sottofondo musicale, “all’alba vincerò”, del “nessun dorma”.

Insomma, barcollo ma non mollo. Una situazione lunare, anzi di più. Da pianeta Rosso. Marziana appunto. Perché viene da domandarsi chi la potrà condurre questa macchina che continua a perdere copiloti e sembra avere un motore ormai in fusione più che imballato. Si può pensare di andare avanti un anno così? Certo, ma restando fermi,a guardare le cose da lontano come i marziani. Ricordate? Lo stesso personaggio creato da Flaiano era stato scomodato per un altro sindaco, proprio quello della Capitale, Ignazio Marino, poi costretto da Renzi a tornare sulla terra e lasciare il Campidoglio.

Lucini sembra un Marino senza Panda in perenne divieto di sosta. E soprattutto senza un Renzi che gli mandi via tweeter un #staisereno. Perché gli epigoni locali del premier segretario del Pd, dopo che per quattro anni non sono riusciti a costruire, dopo la clamorosa vittoria al Comune di Como, uno straccio di strategia per il centrosinistra, ora sembrano smarrirsi tra i due partitini che convivono nel partitone lariano: quelli contro il rilievi di Cantone, tra cui, anche stando alle carte dell’inchiesta giudiziaria, vi è Lucini - anzi forse è lui il primo firmatario della mozione - e i pro Cantone che vorrebbero, o meglio avrebbero voluto, visto che ormai il tempo sembra essere finito, che palazzo Cernezzi avesse cambiato rotta sulla strategia per il cantiere del lungolago dopo i rilievi mossi dal capo dell’Autorità anticorruzione.

La deriva giudiziaria che ha preso l’intera faccenda, alla fine, nasce soprattutto da qui. E le responsabilità sono in entrambi i partitini. Ora pare che qualcosa ora sembri muoversi. Ma con il Pd il condizionale è più che obbligatorio. I prossimi giorni ed eventuali nuovi passi dell’inchiesta saranno decisivi.

C’è da vedere se il Pd e i suoi alleati sceglieranno di tenere per un anno l’amministrazione e la città, perché il problema vero è questo, immerse nell’immobile salamoia marziana. Per poi uscirne ancora incrostati e presentarsi al giudizio degli elettori. E con chi poi? Con il Marziano? Oppure con la venusiana Gerosa che si ritrova due dirigenti agli arresti anche per le piazze rifatte? O peggio ancora con un terzo soggetto che, ammesso di trovarlo, rischierebbe di pagare per tutti gli effetti della salamoia irrancidita? Se sulle parole di Lucini, insomma, è risuonato il “nessun dorma” forse sarebbe il caso che qualcuno adesso si svegli. Perché se per vincere ci vuole l’alba, il centrosinistra sembra essere avvolto in una notte polare dove il sole non sorge mai.

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