Città strapiena di turisti
E imbruttita dai cantieri

I cartelli “chiuso per ferie” che campeggiano sulle saracinesche abbassate, anziani che arrancano verso una farmacia aperta, fumatori sull'orlo di una crisi isterica alla ricerca del tabaccaio perduto, a ferragosto, sulla prima pagina de La Provincia, la classica fotografia con piazza Duomo deserta

COMO - I cartelli “chiuso per ferie” che campeggiano sulle saracinesche abbassate, anziani che arrancano verso una farmacia aperta, fumatori sull'orlo di una crisi isterica alla ricerca del tabaccaio perduto, a ferragosto, sulla prima pagina de La Provincia, la classica fotografia con piazza Duomo deserta perché i comaschi sono, come nella celebre canzonetta, “tutti al mare a mostrar le chiappe chiare”. Qualche baretto resta aperto, giusto nel caso che si palesi qualche sperduto turista in gita da Milano, voglioso di un'Acqua Brillante o, che refrigerio, di un Nano Ghiacciato.

I bambini ricchi salgono sull'Alfa del papà diretti a Lido di Classe, gli altri attendono frignando il torpedone che li condurrà in qualche ridente colonia. Immagini sbiadite da Polaroid anni Settanta, ancora valide negli anni Ottanta, quasi non più nei Novanta e, oggi, la situazione è ben diversa. Sarà la crisi, sarà che i compaesani sono parsimoniosi, sarà che non ci sono più le fabbriche di una volta (quelle che chiudevano il primo e riaprivano il 27 spedendo legioni di operai in 600 coupé ad arrostire sull'autosole alla faccia delle partenze intelligenti), ma Como in agosto è popolosa e i turisti, croce e delizia dell'isolazionismo nostrano, sono la regola e non più un'eccezione. Ieri, domenica assolata ma vivibile, nonostante i telegiornali rimandassero vedute di un esodo compatto verso il mare, il centro era ben vivo.

Non tutto: frequentatissime le “vasche”, via Luini, via Vittorio Emanuele II e, ai limiti, piazza Duomo e piazza San Fedele oltre, ovviamente, a piazza Cavour (con qualcuno che si ripara sotto la poca ombra offerta dalla copertura abbassata del palco di “Es.Co.”). Basta uscire dalle strade principali e si trova il vuoto della domenica d'agosto. Tanti negozi chiusi, è vero, ma per la domenica, non per ferie: battelli presi d'assalto per il classico giro sul lago (uno sfizio che si cava anche qualche comasco doc, non solo gli stranieri), lidi affollati, gelaterie al limite dell'implosione, centinaia di stranieri a zonzo. Insomma, ecco la città turistica. Ed ecco anche le sue pecche che risaltano sotto il primo sole agostano, ecco la processione sul lungolago, che sfila a fianco delle grate che hanno sostituito la palizzata che, però, si ripropone in tutto il suo appeal appena ci si avvicina a Viale Geno.

Il divieto di sdraiarsi sull'erba a prendere il sole sbalordisce molti: a Como le chiappe chiare non le puoi mostrare, niente da fare. Oltre al lungolago che, vogliamo crederci, un giorno sarà più bello, più largo, più accogliente, più tutto, manca all'appello anche uno dei punti più caratteristici della bella città di lago: la diga foranea è chiusa. Non solo: il danno che le ha inflitto il battello che si è schiantato l'anno scorso proprio contro la piccola rotonda al termine della passeggiata non è stato riparato, così dai battelli tutti possono vedere i mattoni che collassano verso l'acqua e la ringhiera deformata. Ce la teniamo così fino a lavori finiti.
Alessio Brunialti

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