Rientra la protesta al Bassone
Paura tra le mogli dei detenuti

Le testimonianze dei congiunti dei detenuti coinvolti nella protesta del carcere: "I nosti mariti, chiusi all'inferno". Annuncio del sindacato: accordo raggiunto, torna la calma

COMO - «Sono entrata in carcere alle 10. Dovevo vedere mio marito, che è detenuto per reati di droga da qualche mese. Mi creda: non avevo mai sentito niente di simile. I detenuti gridavano, battevano, picchiavano contro le inferriate, le guardie erano agitatissime, dicevano che la colpa è tutta dei nostri politici... Mio marito era spaventato ma anche arrabbiato. Mi ha detto che avrebbero iniziato tutti uno sciopero della fame. Non si può neppure immaginare quel che c’è là dentro...». Sono più d’una le donne che hanno contattato il giornale in queste ore, per riportare i racconti dei mariti detenuti al Bassone, in cui dopo 72 ore di proteste a tratti anche violente, sarebbe stato raggiunto un accordo per una sorta di tregua della protesta in corso da venerdì. Lo hanno annunciato i sindacalisti Uil della polizia penitenziaria, riferendo di un incontro tra una delegazione di carcerati, la direttrice ad interim della struttura Teresa Mazzotta, il comandante della polizia penitenziaria di Como Angelo Boi e un rappresentante del provveditorato regionale per l’amministrazione penitenziaria. Nel corso dell’incontro la delegazione di detenuti avrebbe acconsentito, in cambio di ampie rassicurazioni sul miglioramento delle condizioni di vivibilità del carcere, a far rientrare la protesta. Nel pomeriggio la situazione sembrava effettivamente più calma, anche se per tutto il giorno si sono rincorse voci diverse: «Mio marito - ha raccontato un’altra moglie di un detenuto - ha detto che questa sera inizierà uno sciopero della fame e che sia lui che altri suoi compagni hanno chiesto di essere pesati. Hanno respinto i carrelli con il cibo... Per il momento cucinano da soli ma la situazione è drammatica. Non arriva acqua, il pane è duro, la spesa costa sempre più cara. Protesteranno ancora a lungo, almeno finché qualcuno non si sarà accorto di loro». Sul tavolo della protesta, il nodo del sovraffollamento.

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