Cartoline e Renzi
È l’ultima speranza

Un vecchio e fortunato spot narrava di una telefonata che salvava la vita. Una cartolina, forse riuscirà a salvare Como. Di certo, ora le vostre firme che La Provincia consegnerà al presidente del Consiglio, rappresentano l’unica possibilità per far ripartire e concludere il cantiere maledettissimo che separa da troppi anni la città dal suo lago.

Una, anzi tante mani sante queste firme: dopo lo tsunami giudiziario che ancora non sembra essersi placato e che si è abbattuto sull’amministrazione comunale, infatti, quest’ultima è stata messa del tutto fuori gioco. E sono rimasti in pochi, ormai a riporre speranze concrete nell’incontro tecnico in programma a Roma il 16. Ci sarebbe la Regione, che peraltro è la titolare dell’opera, ma Maroni avrà voglia di toccare i fili su cui sono già rimasti fulminati in tanti?

Il rischio, se le cartoline non dovessero smuovere Renzi a costo di creare un caso nazionale per la vicenda di Como anche dal punto di vista normativo, è quello di un devastante salto nel buio con il cantiere paralizzato per altri anni. Allora che accadrà? Al di là delle contingenze sul destino di Lucini e del centrosinistra, sarà bello vedere chi, il prossimo anno, avrà voglia di cingere una fascia tricolore diventata stretta come se fosse stata più volte lavata con la temperatura sbagliata.

Li vedete gli aspiranti sindaci promettere in campagna elettorale che sì, il problema del cantiere del lungolago sarà risolto (ammesso che sappiano come) forse in un paio di lustri? Insomma, Como rischia una corsa per il sindaco senza candidati o con personaggi improbabili tipo il Verdone che voleva asfaltare il Tevere. Un esito paradossale ma anche conseguente a uno dei più clamorosi flop politici della storia cittadina. Perché certo, Lucini ha le sue responsabilità e sono pesanti. Ma tutto il centrosinistra lariano dovrebbe guardarsi allo specchio e vergognarsi per quanto accaduto. A partire dal Pd che si sta lacerando sulla strada da imboccare da qui alle elezioni, ma che la via giusta l’ha smarrita quasi subito dopo la clamorosa è irripetibile vittoria del 2012. Già, quando ritorneranno a conquistare la città di Como quelli del centrosinistra?

Perché a un certo punto, anziché andare avanti con i paraocchi e dispensare grottesche pagelle da secchione a Lucini, qualcuno avrebbe potuto anche tirarlo per la giacca e fargli capire che così si andava a sbattere. Oltretutto con la mozione di sfiducia che pende come una spada di Damocle sulla giunta e potrebbe raccogliere qualche voto in libera uscita dalla maggioranza, il principale partito della coalizione rischia di lasciare l’iniziativa politica nella mani dell’opposizione.

Va poi sottolineato come questa pietra al collo del lungolago, oltre ad affondare tutti i possibili successori di Lucini nel centrosinistra, si porterà negli abissi anche il piano del traffico, forse gli interventi per Villa Olmo e soprattutto il recupero dell’ex Ticosa, destinata a ospitare macerie ancora per chissà quanto tempo. Macerie come quelle dell’amministrazione comunale, comunque vada a finire la partita sul destino prossimo della giunta Lucini.

Ecco perché restano solo le cartoline e la vostra grande partecipazione, cari lettori, per poter evitare il naufragio totale della città. Dove la politica ha fallito, possono riuscire i comaschi. Se Renzi vorrà darci una mano.

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