Che invidia la Merkel
così poco italiana

E’ proprio vero che noi i tedeschi li battiamo solo a calcio. In tutti gli altri campi becchiamo su che è una bellezza. Figuriamoci nella politica. Pensate se la Germania fosse come l’Italia, dopo le elezioni che hanno visto il partito di Angela Merkel stravincere ma mancare la maggioranza assoluta in Parlamento per soli cinque seggi..

Se i crucchi fossero come noi sarebbe già partita la sarabanda contro i brogli, si sarebbero alzate voci di sospetti, invocati riconteggi, accusato il ministro degli Interni di ogni nefandezza.

I giornali si sarebbero scatenati svelando improbabili retroscena di magheggi nel seggio numero 52 della Foresta nera presidiato dall’opposizione sconfitta.

Quindi, sarebbe partita la fase due. La caccia al parlamentare pronto a tradire il proprio partito in cambio di un piatto di crauti. Sotto con gli Scilipoten, i Razzen e i Klemente Masttellen di turno, da acquistare a una modica cifra nel supermarket del Parlamento che è aperto h24 come direbbe Maroni. Nel caso che anche queste sordide manovre fossero fallite, si sarebbe chiesto al presidente della Repubblica di nominare una manciata di parlamentari a vita vicini al partito uscito vincitore dalle urne così da stampellare la maggioranza e garantire la governabilità. Se anche il capo dello Stato avesse deciso di non associarsi a queste trame, il leader del partito vincitore avrebbe chiesto comunque di formare un governo per andarsi a cercare i numeri in Parlamento fidando su assenze, impegni famigliari ed esigenze fisiologiche degli esponenti dell’opposizione al momento del voto. Il tutto in un florilegio di insulti e accuse reciproche di tradimento dalla democrazia e del mandato popolare. In ogni caso, se proprio non ci fosse stata una soluzione diversa dalla Grosse Koalition, ne sarebbe sortita una maggioranza in cui ogni partito avrebbe tentato di fregare l’altro, imponendo la propria volontà pena la decadenza del governo.

Ecco, la differenza tra Germania e Italia, quella testimoniata ogni giorno dallo spread, sta anche qui. Ieri a Berlino, Angela Merkel non ha adombrato alcun dubbio sul suo risultato, nonostante quella manciata di seggi mancanti che le avrebbero consentito di governare da sola la Germania e l’Europa. E neppure i suoi avversari sconfitti, ma futuri inevitabili alleati, si sono abbandonati a polemiche, consci del fatto che comunque dovranno farsi da parte come succede a ogni sconfitto nei paesi a democrazia matura. Noi invece ci ritroviamo da vent’anni con gli stessi leader e gli stessi problemi. Anzi, con più problemi.

Pazienza. Ormai non ci resta che assistere ammirati e invidiosi alla lezione che arriva dai tedeschi, certi che i nostri politici non la capiranno mai, e che continueranno ad accapigliarsi su Iva, Imu, ricatti,veti reciproci. Senza capire che ci sarà pure un perché se la Merkel guiderà il governo per la terza volta, mentre quel signore che l’ha definita in una maniera irripetibile dovrà andare a fare i lavori socialmente utili.

Per fortuna, prima o poi, magari già al mondiale del prossimo anno, ci ricapiterà di ritrovare la Germania su un campo di calcio. E allora sì che gliela faremo vedere un’altra volta a questi tedeschi. D’altra parte il pallone non è una scienza esatta. E in Italia è una faccenda molto più seria della politica.

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