Sinigaglia: e si chiama
la tribuna d’onore

Como perde i pezzi. Tra una incuria e l’altra, un buco e un lungolago cantiere, una stazione relitto e portici smunti, angoli dimenticati e luci spente, domenica eccone spuntare un’altra. Stavolta riguarda il calcio, dunque una fetta ben precisa e limitata di cittadini, ma insomma...

Poco prima della partita Como-Vicenza di domenica sera, un nubifragio ha violato le vecchie, crepate, pericolanti, stanche coperture della tribuna centrale. Risultato: pioveva come se fosse un settore a cielo aperto. Con scene comiche da una parte, e assai poco dignitose dall’altra.

Seggiolini allagati, goccioloni come nocciole che colavano dalla copertura groviera, rischio di corto circuito per i computer dei giornalisti (ma chi se ne frega, quelli stanno sulle scatole a tutti), ospiti inzuppati. Tipo, quelle povere criste delle giocatrici del Basket Como, invitate a una serata di gala dal Calcio Como: poverine, qualcuna aveva accennato anche all’abitino bello, e sono finite in una serata da «Scherzi a parte», bagnate come dopo la doccia a fine gara.

Per chi non sa di calcio e non frequenta gli stadi, va spiegato che la tribuna coperta di uno stadio è il settore più caro e, diciamo così, prestigioso. C’è un settore più centrale che addirittura si chiama tribuna d’onore, per dire che lì si siedono gli ospiti di riguardo, autorità o amici del presidente. Là dove c’è pure qualche vezzo, tipo cuscini morbidi o moquette sulle rampe. Dove una volta, ai tempi della A, siedevano Boniperti, Agnelli o Moratti. E adesso in C vede meno vip. Anche se domenica, per dire, c’era il posto riservato a Davide Valsecchi, pilota di F.1.

Ma che onore è, prendere l’acqua sulla testa, dopo aver pagato 50 euro? Che cuscini dai, se poi dei gavettoni d’acqua? Che figura ci fai, se inviti il presidente di Lega o uno sponsor vagamente interessato? L’episodio si aggiunge a una serie di macerie lasciate in città da crisi economica e sciatterie varie. Così come la città turistica cerca di vendere le sue bellezze a dispetto di ben note brutture, così una giovane società di calcio sta cercando di rimettere in pista nello scaffale del cose serie il Calcio Como. Ma poi si trova in questa situazione. In passato, polemiche, debiti, orecchie da mercante e disinteresse generale avevano lasciato andare le cose. La tribuna aveva mandato i suoi messaggi, inascoltati, tramite un paio di tegole volate via col vento, infiltrazioni d’acqua, neve a rischio sfondamento. Ma non era mai successo niente.

Ora, però, le cose cambiano. Il Comune ha capito che la società e animata da intenzioni serie, si è occupata del terreno di gioco presentando un manto all’altezza della situazione, e adesso merita di avere un tetto, almeno quello, in grazia del Signore, per far vedere le partite all’asciutto ai suoi tifosi più comodi. E infatti, ieri da Palazzo Cernezzi, con solerzia hanno fatto capire che l’intervento ci sarà. Meglio tardi che mai. Una copertura a tenuta stagna, grazie. In attesa di capire cosa fare del Sinigaglia.

Altro capitolo annoso. Che è un totem, certo. Ma anche una barzelletta. Anni fa dicevano che, essendo monumento nazionale, non poteva essere toccato. Risultato: una tribuna gigante che ornai fa acqua, una curva spettrale che non serve a nessuno e di rara bruttezza, due settori rifatti ma chiusi e inutilizzati. Alla faccia dell’intoccabile. Forse solo quella della nipote di Mubarak era una balla più grossa.

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