Banchini: «La C non è la A
ma è giusto tornare in campo»

Il parere dell’allenatore del Como, anche dopo il rinvio con l’Olbia

Come si possa stare, è facile immaginarlo. Specie se fisicamente per fortuna si sta bene, ma si è costretti a restare chiusi in casa, pensando e ripensando a quello che si è interrotto e a come ripartire. Marco Banchini aveva tirato un sospiro di sollievo dopo la vittoria del Como con la Juve, che ora diventa «la partita da cui ripartire». Perchè sarà una vera e propria ripartenza, non semplice.

Inutile chiedersi il perchè tutto questo sia accaduto, «di certe cose è giusto che parlino i medici. L’unica considerazione che posso fare è che abbiamo giocato quattro partite vicine, affrontando tra l’altro squadre in cui sono emersi casi di positività, e noi siamo stati tanto insieme in quei giorni per via dei ritiri», condizioni che purtroppo hanno favorito un contagio che ha ribaltato qualsiasi programma, ha interrotto il lavoro, e rischia di penalizzare il Como rispetto ad altre squadre.

«Uno svantaggio, certo, ma resto dell’idea che il calcio debba continuare, che non si debba fermare il campionato. Certo, la C non è la A, ha altri problemi e altre difficoltà. Ma tornare in campo è giusto, per certi versi anche un dovere perchè il calcio è un motore importante, sia sociale che economico. Per ora non ho nemmeno voluto dare troppa attenzione alle ipotesi che sono state fatte nell’ipotetico caso di sospensione del campionato, non voglio pensarci».

Anche perchè il pensiero è come fare a riprendere il più in fretta possibile il ritmo che si è interrotto, «lunedì rifaremo i tamponi, il lavoro potrà riprendere martedì. Mercoledì ci sarebbe una partita, vedremo come sarà possibile. Tra l’altro la difficoltà di giocare cinque gare in due settimane si ripresenterà subito dopo, con i recuperi. E prima che ci fermassimo c’era oggettivamente qualche giocatore che non era ancora in condizioni di giocare sempre. Il mio obiettivo nelle ultime partite è stato quello di fare rotazioni, proprio per questo».

Banchini spera che almeno i sei negativi possano tornare sul campo già domani, «anche se potranno allenarsi solo individualmente. Per ora i giocatori sono comunque in contatto quotidiano con preparatore e medici, per non restare del tutto fermi».

Una ripartenza che sarà pesante, «e che dovrà essere graduale, nel volume di lavoro e nell’intensità, anche se nel frattempo dovremo continuare a giocare. Io riempio questi giorni studiando, seguendo partite, documentandomi. E leggendo, ero rimasto in arretrato con alcuni libri», ovviamente di calcio.

«Ci siamo fermati proprio dopo una partita in cui la squadra ha dato una bella dimostrazione non solo di reazione nervosa alle gare precedenti con Pergolettese e Giana, ma anche una prova di gioco e di identità importanti. Ho appositamente riproposto la linea difensiva a quattro, per insistere su questo tipo di lavoro che la squadra ha imparato a interpretare bene. Ed è una grande soddisfazione».

Una partita in cui sono state fatte scelte precise anche sugli uomini, lasciando fuori le giovani novità. “È un percorso inevitabile. Pensate a Peli l’anno scorso, è esploso con il tempo, dopo un percorso di crescita insieme alla squadra che per i giovani è necessario e normale. E così sarà anche per questi ragazzi, che hanno talento e lo dimostreranno».

I pensieri sono già oltre, questo è e dovrà restare solo un incidente di percorso.

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