De Bortoli e la democrazia in Italia: «Non è a rischio, ma va difesa con il voto»

Carimate L’ex direttore del Corriere della Sera ospite del Lions Club di Cantù e Mariano. «È come l’aria, ci accorgeremo della sua mancanza quando non si potrà più respirare»

Ferruccio De Bortoli ha preso in prestito le parole di Ennio Flaiano per descrivere l’Italia e la sua situazione politica, che «è grave ma non è seria».

Un Paese dove cinquant’anni di benessere hanno intorpidito le coscienze e, se è pur vero che la democrazia non pare in pericolo, i suoi cittadini devono ricominciare a difenderla, anche esercitando il diritto di voto, da rischi che oggi si chiamano populismo, semplicismo, disinformazione.

La serata

Giovedì sera il giornalista e saggista Ferruccio De Bortoli, per due volte alla guida del Corriere della Sera, è stato ospite della conviviale del Lions Club di Cantù e Mariano Comense al Golf Club di Carimate per parlare di “Democrazia, crescita e disuguaglianza”, dialogando con Diego Minonzio, direttore de La Provincia.

Serata aperta a tutti e non solo ai soci del sodalizio, con una sala gremita e partecipe di un confronto brillante, che ha visto evocare chi già aveva tratteggiato con spietata arguzia il carattere italico, da Flaiano – spesso sulle colonne del Corsera – a Leo Longanesi. «Siamo così tanto abituati a vivere in un sistema democratico – riflette De Bortoli - da scambiare la democrazia con l’aria, e ci accorgeremo della sua mancanza solo quando non riusciremo più a respirare. Le democrazie vanno difese e vanno difese anche con il voto».

La democrazia, quindi, è davvero a rischio? «Non credo – ha proseguito – ma dobbiamo cautelarci dal sottile pericolo del populismo, che si manifesta dando risposte sbagliate a domande legittime. La malattia che gli si accompagna è il semplicismo, l’idea che situazioni complesse possano avere scorciatoie facili e brutali, che spesso sono un attacco alla democrazia».

Il ruolo dei social

Fenomeni alimentati dai social e che il giornalismo di qualità, la cui salute oggi è acciaccata, ha evidenziato Diego Minonzio, può e deve arginare. Un dialogo movimentato dalle domande del pubblico, passato dalla situazione in Ucraina a quella della scuola italiana, dal merito, «sale della democrazia», alla scarsa mobilità sociale di una nazione dove l’ascensore sociale è fermo al piano terra.

«Stiamo disabituando i nostri cittadini all’idea che si debba tentate e anche fallire – ha osservato De Bortoli – . Il rischio zero non esiste, bisogna provarci sempre».

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