Como: Viadotto, perizia segreta?
Non per la giunta

Riesplode il caso dei documenti sul ponte, il Comune li aveva negati ai consiglieri comunali. Ora l’assessore Vincenzo Bella ammette: «Io l’ho ricevuta via mail. Averla era strumentale al mio mandato»

«Tutti gli amministratori sono uguali, ma forse in Comune a Como pensano che alcuni sono più uguali di altri». Torna a echeggiare il sostantivo “farsa” associato alla vicenda del viadotto dei Lavatoi e della perizia choc dei consulenti del Tribunale.

A evocarla è Fulvio Anzaldo, consigliere del gruppo Rapinese Sindaco, che per otto giorni lo scorso dicembre si era visto negare il diritto a visionare il documento inoltrato dai consulenti del Tribunale. E che, l’altroieri sera in consiglio comunale, ha scoperto che mentre lui si batteva per il diritto a poter visionare l’atto e mentre il segretario comunale facente funzioni - Marina Ceresa - sosteneva che l’atto fosse riservato (in quanto era un «documento non ancora definitivamente formato») e che non poteva dunque essere divulgato ai consiglieri comunali, l’assessore Vincenzo Bella lo aveva già ricevuto - e visto - via mail.

Il retroscena è stato ammesso dallo stesso esponente della giunta Landriscina. Nel primo consiglio comunale dell’anno nuovo il consigliere Anzaldo, nel corso degli interventi preliminari, è tornato sul tema della trasparenza in Comune: «Ci siamo trovati di fronte a un’applicazione della legge soggettiva, ma la legge non può essere applicata a piacere, va rispettata e applicata e basta. Ora torno a chiedere all’assessore? Ha avuto copia del documento?».

Vincenzo Bella, responsabile ai Lavori pubblici, ha ammesso: «Certo che sono stato informato dell’esistenza del documento. E certo, l’ho ricevuto in copia. L’ho avuto esattamente il 17 dicembre con una mail dagli uffici che, nel trasmettere il documento alla società che si sta occupando della progettazione delle opere» di messa in sicurezza del viadotto «mi ha aggiunto in copia conoscenza. Ma, d’altra parte, io sono anche delegato dal sindaco a rappresentare il Comune, ovvero una delle parti interessate in questo procedimento». Dunque l’assessore ha avuto formalmente l’atto negato ai consiglieri comunali almeno tre giorni prima del cambio di rotta dell’amministrazione sull’accesso a quegli atti.

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