Da questa sera prenotano i trentenni
Appello agli over 60: «Mancano in tanti»

Sono 53mila i comaschi tra i 30 e i 39 anni che possono accedere al portale. I medici: «Non sono fuori pericolo e la malattia è molto pesante»

Da stasera tocca a 53mila trentenni comaschi.

Il portale per prenotare i vaccini (prenotazionevaccinicovid.regione.lombardia.it) potrebbe come per le altre categorie dare la possibilità di cliccare già prima della mezzanotte. Dopo la fascia tra i 30 e i 39 anni, dal 2 giugno sarà il turno dei giovani tra i 16 e i 29, cioè altri 69mila comaschi, detto che in entrambe le categorie c’è una parte residuale di sanitari o fragili che è già stata vaccinata. Dall’estate poi è possibile che la vaccinazione venga estesa anche tra i 12 e i 15 anni, è in corso una sperimentazione con Pfizer.

Il 24% non ha aderito

Se le fasce della popolazione più giovani sono solo ai nastri di partenza, a preoccupare sono soprattutto i sessantenni. Infatti a Como e provincia 17.155 comaschi tra i 60 e i 69 anni non hanno ancora aderito alla campagna vaccinale. Pur avendo avuto un mese di tempo per prenotare l’appuntamento un sessantenne comasco su quattro, il 24% per l’esattezza, non ha ancora alzato la mano. Da questa settimana ai centri vaccinali sono attesi soprattutto i cinquantenni, i sessantenni avevano l’appuntamento nelle scorse. Il presidente dell’Ordine dei medici Gianluigi Spata rientra in questa categoria di comaschi e lancia un appello. «Faccio volentieri un appello ai miei coetanei – dice Spata – dobbiamo vaccinarci tutti. Lo dico a ragion veduta, io mi sono ammalato e posso assicurare che guarire dal Covid non è una passeggiata. Anzi, è una brutta malattia. I sessantenni non sono fuori pericolo, il tasso di ospedalizzazione è più basso rispetto ai grandi anziani, ma il rischio è concreto e il numero dei decessi è comunque importante e doloroso. Non siamo più tanto giovani e dobbiamo fare attenzione. Purtroppo diversi colleghi medici sessantenni tra la prima e la seconda ondata non ce l’hanno fatta. E poi vaccinarci è un dovere anche nei confronti del prossimo, della comunità. Solo con l’immunità di gregge avremo la certezza di essere usciti dalla pandemia».

La vaccinazione, in una tremenda pandemia, è un fatto di salute pubblica. Certo i tanti cambi di fronte sull’età per cui è indicato per esempio AstraZeneca non aiutano la campagna vaccinale a vedere crescere il tasso d’adesione. C’è confusione sulle diverse tipologie dei vaccini, c’è timore sulle possibili reazioni avverse. Adesso anche AstraZeneca e Johnson&Johnson, prima consigliati oltre ai 60 anni, possono essere somministrati ai cinquantenni.

Farmaci sicuri

«Non dobbiamo avere paura ed essere troppo apprensivi – dice Spata – sono tutti vaccini approvati, controllati e ricontrollati dalle autorità sanitarie. Nei centri vaccinali i medici valutano caso per caso. Patologie, allergie, precedenti reazioni devono essere tenute in considerazione. L’attenzione è grande e non mancano approfondimenti e tutele».

Secondo Spata superata la fase massiva concentrata negli hub, gestita dall’Asst Lariana anche con il supporto dei medici, sarà necessario rendere più capillari le vaccinazioni, le future terze dosi, anche negli ambulatori.

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