«Diagnosi e cure dagli infermieri». E i medici si infuriano

Salute L’assessore Moratti: i camici bianchi sono pochi: «Più potere e funzioni all’infermiere di famiglia» - La replica: «È irrispettoso e contrario alla legge»

L’infermiere di famiglia per supplire la carenza dei medici? Sull’idea è di nuovo scontro tra l’assessorato al Welfare regionale e i medici di famiglia.

In un incontro a Palazzo Pirelli, la vice presidente e assessore al Welfare della Regione Letizia Moratti si è concentrata sul futuro delle professioni infermieristiche e il nuovo assetto che vorrebbe dare alla sanità lombarda con la nuova riforma in fase di costruzione.

«L’infermiere ricopre un ruolo chiave, anche nel rafforzamento della medicina territoriale - ha spiegato Moratti - in particolare l’infermiere di famiglia. Gli infermieri avranno un ruolo anche in tema di cure primarie, offrendo supporto e supplenza per affrontare la carenza di medici di medicina generale. Una sperimentazione in corso presso alcune Asst e che sarà oggetto di valutazione». È in particolare Mantova che sta provando a percorrere questa strada. Più in generale Moratti si è soffermata sulla necessità di rivedere «l’intero sistema sanitario» puntando «sulla costruzione delle case di comunità e sugli ospedali di comunità».

Gli ospedali di comunità (Via Napoleona, Mariano Comense, Cantù e Menaggio) sono reparti da venti posti letto negli attuali presidi per le cure non acute. Mentre le case di comunità, undici nel Comasco tra cui l’ex Sant’Anna, dovrebbero concentrare i servizi della medicina territoriale riunendo anche i medici di base, di contro molto scettici.

Ma il passaggio della Moratti sulla possibilità che gli infermieri facciano da supplenti ai camici bianchi ha subito «destato stupore» tra i medici.

L’ira dei camici bianchi

La Federazione regionale degli Ordini dei medici, con in cima la firma di Gianluigi Spata il presidente dei dottori comaschi, ha pubblicato una dura nota: «La legislazione vigente affida la diagnosi e la prescrizione della terapia al medico, configurandosi, in alternativa, un reato penalmente perseguibile – si legge nella lettera – è singolare che un assessore non si renda conto della diversità tra il profilo del medico e quello dell’infermiere». Per i medici sono solo «esternazioni estive», un «equivoco comunicativo comunque inquietante». Secondo il sindacato Federazione italiana dei medici di medicina generale sono invece «parole irrispettose nei confronti dei medici ed altrettanto nei confronti degli infermieri».

Non si è fatta attendere la precisazione della Direzione generale Welfare: «È utile pensare a forme di organizzazione innovative che utilizzino personale infermieristico non certo in sostituzione del medico di famiglia, ma a supporto e sotto la responsabilità di quest’ultimo. Supplenza organizzativa, pertanto, non già professionale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA