I comaschi snobbano il voto: mai così pochi per scegliere il sindaco della città

Elezioni comunali Non ha votato neppure un elettore su due. Rispetto a 5 anni fa oltre 3mila persone in meno al seggio. E tra i candidati scattano già i calcoli

Mai così pochi comaschi si sono recati alle urne per scegliere il sindaco della città. Ha del clamoroso il dato sull’affluenza alle comunali: se cinque anni fa il non aver raggiunto il 50% era stata - giustamente - considerata una sconfitta per la politica e la democrazia, vuol dire che quanto avvenuto ieri è stata un’autentica Caporetto.

Partiamo dai numeri: il 44,3% significa che, rispetto a 5 anni fa, oltre 3mila comaschi hanno rinunciato al diritto al voto (per la precisione parliamo di 3025 persone in meno). E questo nonostante ci fossero più candidati sindaco e molti più candidati consiglieri. In termini puramente matematici, questo dato potrebbe modificare i rapporti di forza tra i candidati, tutti impegnatissimi a cercare di valutare la conseguenza pratica dell’astensionismo sull’esito finale: chi andrà al ballottaggio?

Ad esempio: se Alessandro Rapinese dovesse confermare il suo tesoretto di consensi del giugno 2017 (prese 7664 voti) la sua percentuale oggi sarebbe più alta di quasi il 3%.

Certo, uno potrebbe obiettare: questo ragionamento vale per tutti i candidati. Vero, ma con un paio di riflessioni d’obbligo da fare per Barbara Minghetti e Giordano Molteni, ovvero i nomi che completano la terna dei papabili candidati al ballottaggio. La prima riflessione è comune per entrambi: quando si assiste a una fuga dalle urne, a pagare il peso maggiore sono soprattutto i partiti tradizionali. Di solito il voto “alternativo” (che con Rapinese, ormai, non si può certo più parlare di voto di protesta) subisce meno questa disaffezione.

La seconda riguarda singolarmente i due candidati.

Minghetti subisce la concorrenza diretta di Adria Bartolich che, pur non negando il carisma di Bruno Magatti candidato cinque anni fa, sembra più attrattiva, al punto che il suo nome fu speso come papabile candidata della coalizione che ora appoggia l’ex presidente del Sociale. È lecito pensare, dunque, che almeno nel primo turno una fetta di consensi potenzialmente favorevoli alla candidata del centrosinistra possa aver optato per la rivale sostenuta da Civitas e Bene Comune. Se l’affluenza fosse stata alta, quella fetta avrebbe sicuramente influito di meno.

Molteni, dal canto suo, oltre a pagare lo scotto di essere poco conosciuto in città - di certo meno popolare di quanto lo fosse Mario Landriscina nel 2017 - si ritrova sostenuto da una lista (la Lega) che ha perso molti consensi rispetto a cinque anni fa, e da un’altra lista (Fratelli d’Italia) sicuramente in ascesa, ma che difficilmente riuscirà a sopperire sia all’emorragia inevitabile del Carroccio che all’assenza di Forza Italia.

Considerazioni che, unite al dato dell’affluenza, inevitabilmente fanno aumentare le chance di Rapinese e lasciano dunque enorme incertezza sui nomi dei due candidati che tra due settimane si affronteranno al ballottaggio.

Alle 14 inizia lo spoglio. Noi lo seguiremo in diretta: mai come quest’anno l’esito è tutt’altro che scontato. La speranza è che il ritmo sia differente di quello registrato ieri sera, quando per comunicare il semplice dato dell’affluenza tre sezioni cittadine sono riuscite a impiegarci più di due ore. Un vero record... di inefficienza.

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