I sanitari si ribellano
Ricorso al Tar
per non vaccinarsi

Contestano l’obbligo di sottoporsi all’iniezione Sul tavolo dei giudici centinaia di casi: anche da Como

Non una battaglia “no vax”, assicura l’avvocato. Ma una «battaglia di democrazia» contro «l’obbligo» imposto dallo Stato a vaccinarsi pena la sospensione dal lavoro. Ci sono anche diversi medici e sanitari comaschi nell’elenco dei 250 professionisti del settore salute che hanno presentato ricorso al Tar di Milano, chiamando in causa anche l’Ats Insubria, per reclamare il loro diritto a rifiutare il vaccino.

Come raccontato nelle scorse settimane, non più tardi di un mese fa l’Ats aveva finito di incrociare i dati degli iscritti ai vari ordini professionali per i quali è previsto l’obbligo di sottoporsi al siero, pena il trasferimento ad altro incarico (se possibile) non a contatto con le persone o altrimenti la sospensione dal servizio. Un incrocio di dati che aveva portato a stimare in 2mila circa i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, i farmacisti che non erano in regola con la vaccinazione.

A questi, previa verifica di cause di giustificazione legittime, sarebbero dovute partire le contestazioni, ovvero gli ultimatum per aderire alla campagna vaccini ed evitare così possibili contraccolpi di carriera. Bene, molti di questi professionisti hanno deciso di dar mandato a un avvocato di Genova, Daniele Granara, professore di diritto costituzionale, per presentare ricorso al Tar della Lombardia così da far annullare le delibere regionali e delle varie Ats sull’obbligo vaccinale. Il tema è particolarmente dibattuto e sullo stesso sono intervenuti duramente anche i presidenti dell’Ordine dei medici di Como, Gianluigi Spata, e dei farmacisti, Giuseppe De Filippis convinti sostenitori della campagna vaccinale. Entrambi si sono già detti pronti a far scattare sanzioni agli iscritti renitenti. Il motivo è presto detto: un farmacista, un medico, in infermiere, un uomo di scienza «non può mettere in dubbio l’utilità dei vaccini. Nella nostra professione - ha sottolineato De Filippis - la fiducia nella scienza e nelle medicina non può mancare». E anche l’Ats ribadisce: dopo il secondo avviso, scatta lo stop.

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