L’appello del virologo: «Covid, non è finita
Fate la terza dose per evitare rischi»

Appello del virologo Fabrizio Pregliasco: «Un colpo di coda del virus è possibile, come l’Inghilterra - La nuova variante è il 10% più contagiosa della “Delta”»

Oggi la situazione grazie ai vaccini è incomparabile rispetto al tremendo scorso ottobre, non siamo più nell’emergenza. Ciò nonostante, secondo il virologo Fabrizio Pregliasco è sbagliato pensare che sia tutto finito.

Nel frattempo si fa più vicino il richiamo. E per chi ha fatto il monodose Johnson&Johnson si è parlato dell’opportunità di un richiamo già dopo due mesi, cosa che ha messo in allarme anche molti comaschi. «Sul vaccino monodose J&J alcuni studi hanno in effetti indicato la necessità di difendere i soggetti con una seconda vaccinazione già a due mesi di distanza – spiega Pregliasco – Ma l’orientamento di massima resta fare anche a questa persone una nuova dose a sei mesi, come nel caso delle terze dosi per gli altri vaccini. Diciamo che a breve le terze dosi verranno estese progressivamente a tutta la popolazione. Da fine mese agli over 65 e da metà novembre anche agli over 60». Però la terza fase della campagna vaccinale sta andando a rilento, l’adesione è piuttosto bassa perfino tra le persone più fragili ed immunodepresse. «È incredibile – commenta il virologo – ma è sempre così, il malato si cura solo quando sta male». Il vaccino invece significa prevenire l’infezione.

I pericoli

Manca del resto la percezione dell’emergenza che respiravamo a inizio anno. Infatti l’andamento della pandemia adesso è ai minimi storici, nell’autunno del 2020 i contagi esplodevano adesso continuano a diminuire da mesi. Gli ospedali sono di fatto liberi. Merito soprattutto dei vaccini. E c’è chi pur sottovoce si spinge a immaginare che ormai sia tutto finito.

«Penso sia un errore – dice Pregliasco – Lo insegnano Paesi come l’Inghilterra e la Russia che hanno gestito male la campagna vaccinale e dove i contagi sono tornati a salire in maniera importante e ci sono conseguenze purtroppo anche in termini di ricoveri e decessi. Un colpo di coda è ancora possibile». Ieri in provincia di Como sono stati registrati 33 casi, dopo tre giorni consecutivi con zero contagi. «Stiamo riaprendo tutto, tornando a vivere la normalità, in più il clima volge verso la stagione invernale. Sono tutti fattori che favoriscono il virus. Un sussulto, una recrudescenza della pandemia può essere dettata anche dalla nuova variante, la Delta plus. Nel Regno Unito si sta moltiplicando in maniera vistosa, ma anche in Italia stiamo isolando i primi casi». Su questa nuova variante però gli esperti sono in verità abbastanza divisi. Come al solito c’è chi usa prudenza e chiede ancora responsabilità, distanziamento, mascherine e soprattutto il ricorso alla vaccinazione. Mentre altri scienziati e medici ipotizzano l’addio ai dispositivi di protezione già dopo Natale. «Si tratta di una variante che ha una contagiosità del 10% superiore – dice Pregliasco – rispetto alla Delta che era già estremamente diffusva. La protezione nei vaccinati a ciclo completo resiste, funziona. Rischiano come ovvio i cittadini che non hanno aderito alla campagna vaccinale e le persone che non faranno i richiami nei prossimi mesi».

I bambini

Sono ancora 63mila i comaschi sopra ai 12 anni non vaccinati, circa l’11% del totale. «La vaccinazione tra i 5 e gli 11 anni è prossima – spiega sempre il virologo lombardo – anche se non così imminente perché l’iter di approvazione non è ancora stato completato. Io penso che ci voglia. I bambini con la Delta e la Delta plus sono molto più colpiti rispetto all’anno scorso quando circolava il ceppo cinese del virus. E circa un contagio su cento porta a forme di malattia impegnative. Il Covid oggi anche per loro o è una passeggiata e può lasciare degli strascichi evitabili grazie alla vaccinazione».

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