Non c’è personale, le Rsa tagliano i letti. E per gli infermieri si va fino in India

Assistenza La conferma di Tambini, presidente delle Giuseppine: «Mancano professionisti - Nuovi infermieri dall’estero, saranno inseriti dopo una specifica formazione linguistica»

Rsa, in arrivo infermieri dall’India per garantire l’assistenza agli anziani, altrimenti senza sanitari molte case di riposo tagliano i letti.

Mentre la Calabria ha firmato un accordo con Cuba per assumere nuovi medici, anche le nostre Rsa, a corto di personale infermieristico, guardano all’estero per reclutare nuove risorse.

Firmato in Calabria un accordo con Cuba

«Attraverso un’agenzia interinale la nostra cooperativa si prepara ad assumere infermieri provenienti appositamente dall’India – spiega Patrizio Tambini, presidente delle Giuseppine in via Borgovico – da inserire in città e nella residenza in provincia. Sarà prima necessaria una specifica formazione linguistica. La carenza di professionisti sanitari non esiste da oggi e non si risolverà in tempi brevi. Occorre cercare delle soluzioni concrete». Le professioni sanitarie stanno progressivamente diventando appannaggio degli stranieri. La Regione sempre più di frequente riconosce i titoli equipollenti di infermieri e medici provenienti da nazioni extraeuropee. Stringere direttamente accordi con realtà straniere però è un passo ulteriore. Uneba Lombardia, l’associazione che riunisce gli enti del terzo settore, aveva annunciato l’intenzione di reclutare sanitari dal Sudamerica. Nel Comasco mancano circa un centinaio di infermieri nel solo comparto delle Rsa. Le case di riposo faticano a trovare anche operatori socio sanitari.

«In particolare d’estate con le ferie diverse Rsa comasche hanno tenuto chiuse delle camere – spiega Mario Sesana, presidente di Uneba Como –, alcune nostre strutture non saturano tutti i posti letto che hanno a disposizione dovendo garantire gli standard di qualità». Ovvero un numero di minuti settimanali di assistenza da riconoscere per ogni ospite da parte del personale specializzato.

Occorre garantire gli standard di qualità

«L’alternativa appunto è chiudere un reparto per ridistribuire infermieri e operatori sanitari – aggiunge Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia – un grande peccato. Per di più ora, superata la pandemia, con le domande delle famiglie che stanno crescendo. Occorre considerare che nelle Rsa oggi arrivano anziani in condizioni sempre più critiche, non gestibili a casa. Con un’età media che in un decennio da 80 anni è cresciuta ad 84 e con una sopravvivenza media che che da sette anni è diminuita a 18 mesi. Sono perciò tutte persone che necessitano di più assistenza da parte degli infermieri e degli assistenti». È un cane che si morde la coda.

Anche gli ospedali hanno difficoltà ad assumere nuovi infermieri. I partecipanti all’ultimo concorso bandito dall’Asst Lariana sono pochi rispetto al passato, decine e non più migliaia. Molti infermieri durante la pandemia si sono spostati dalle Rsa al sistema sanitario pubblico. Le residenze per anziani temono che la situazione possa peggiorare alla luce della nuova riforma regionale, che intende costruire delle nuove case e degli ospedali di comunità. «Le soluzioni messe in campo dalla Regione sono condivisibili e utili – dice sempre Degani – ma dreneranno ancora personale».

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