«Non chiediamo il voto. Ascoltate i giovani: stufi di promesse vane»

Roberto Adduci Candidato della lista Comitato assemblee popolari

Il candidato della lista Comitato assemblee popolari Roberto Adduci non “chiede” il voto dei cittadini. Vuole piuttosto rompere con il passato e aiutare la città a cambiare prospettiva. Guardando soprattutto ai giovani e agli ultimi.

Niente campagna elettorale tradizionale?

No, noi la campagna elettorale non l’abbiamo proprio fatta. Non abbiamo stampato volantini, non abbiamo fatto appendere i manifesti sui cartelloni. Abbiamo soltanto detto la nostra quando la stampa e i media ci hanno domandato la nostra opinione. Ma non ho mai chiesto a nessuno di votarmi. Non mi piace dire bugie. Invece nell’ultimo mese di promesse improbabili ne ho ascoltate davvero tante.

Ovvero?

Per esempio i 20 progetti che la candidata di centrosinistra Barbara Minghetti confida di mandare in porto in quattro minuti.

Fa parte della politica?

Al contrario, io penso che in questa campagna elettorale la politica sia rimasta assente. Temi, proposte, idee, sono quasi sempre dettati dalle richieste della società civile, sempre le stesse da anni. La politica locale manca di una visione e finisce per subire le domande invece di proporre e trovare delle soluzioni. Può anche essere un fatto positivo se i bisogni e gli interrogativi arrivano dal basso. Certo i politici a Como hanno smesso di fare il loro mestiere, limitandosi ad inseguire. Mancano politici veri. Infatti promesse e programmi sono tutti uguali, dalla Ticosa al San Martino sembra di sentire un candidato unico. Anche se nessuno da vent’anni riesce a metterci una pezza.

E lei di promesse non ne fa?

No, non mi sono candidato per fare promesse inutili. So che non diventerò sindaco. Comunque, in un mondo parallelo, se mai fossi eletto partirei dai senzatetto. Cercherei di lavorare in maniera seria per aiutare i senza fissa dimora. I volontari della nostra città offrono per strada coperte e colazioni. E va benissimo. La società dovrebbe però permettere a queste persone in grave difficoltà di riprendere in mano le loro vite.

Comitato assemblee popolari non punta sui giovani?

Sì, sì. Noi siamo tutti giovani e cerchiamo di portare avanti le istanze del mondo giovanile. Gli altri candidati parlano di giovani, ma hanno età ben diverse. Mettono in lista qualche ragazzo, come pure qualche donna, solo per dare l’idea di una rappresentanza completa. Alessandro Rapinese promette assessori giovani, ma sono giovani che hanno interessi e visioni completamente diverse dalle nostre.

Altre idee?

Chiediamo spazi per la socialità, qui non ce ne sono.

Qual è il vostro obiettivo minimo?

Spostare un po’ la discussione, cambiare un po’ la prospettiva. Siamo alla prima esperienza, siamo tutti attivisti. Arriviamo dai movimenti studenteschi e da quelli per l’ambiente. Pensiamo serva impegnarsi per essere cittadini responsabili.

Siete dei contestatori?

Sì, è vero. Abbiamo contestato l’arrivo in città di Giorgia Meloni, in passato abbiamo fatto lo stesso con l’assessore alle Politiche sociali Angela Corengia che disturbava a San Francesco i senzatetto. È un nostro metodo, vogliamo cambiare la città.

In che rapporti siete rimasti con Adria Bartolich?

Siamo persone mature, abbiamo valori simili e possiamo ancora dialogare. Volevamo sostenerla, ma dopo la contestazione alla Meloni ci siamo divisi ed entrambi ci siamo un po’ rimasti male. Il canale però è aperto, con gli altri invece un contatto è impossibile. Gli altri candidati sono mossi da contesti esterni, dai partiti romani o da valori a noi distanti. Parlano di periferie e sono stati nei quartieri solo un quarto d’ora per una conferenza stampa a due settimane dal voto.

A proposito di quartieri, che idee avete?

L’ascolto deve essere costante, bisogna rendere autonoma la voce di chi vive nei quartieri. Per esempio con le assemblee di zona che, invece, sono state accantonate. Coinvolgere le persone anche tramite il web e far decidere a chi vive nella città.

Democrazia diretta stile M5S?

Non ho mai votato il M5S, per intenderci. Spero però che prima o poi la politica cambi e si dimostri davvero vicina agli interessi della gente comune. Se mi sono candidato è anche per testimoniare che è importante dare a tutti una rappresentanza. Noi del Comitato assemblee popolari lo stiamo già facendo in maniera concreta e siamo partiti dal web e non solo.

Una sorta di piattaforma Rousseau?

L’idea è più o meno quella. Abbiamo costruito un portale (https://comassepop.bipart.it) per raccogliere istanze e voci, per fare da megafono ai residenti. Attraverso il sito possiamo organizzare incontri, fare segnalazioni, anche gli esterni non iscritti hanno accesso libero. È un contenitore di proposte, un primo passo.

E il prossimo passo, quale sarà?

Vorrei aiutare la città a cambiare, facendo politica non istituzionale. La nostra candidatura ha questo senso. Non chiediamo il voto ai cittadini. Io stesso non andrò a votare, negli altri non mi riconosco ed troppo facile auto votarsi. Spero comunque di dare un segnale per fare cambiare a Como la prospettiva.

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