«Paratie, lascio distrutto dopo 11 anni»

La lettera di dimissioni del responsabile del procedimento del lungolago Antonio Ferro: «Mortificato professionalmente»

Ha seguito il cantiere delle paratie a lago come responsabile del procedimento per sedici anni. È infatti dal 16 febbraio del 2005 che l’ingegner Antonio Ferro, dirigente comunale del settore Opere pubbliche, è responsabile del procedimento del lungolago. E lo è stato fino a una settimana fa, quando ha presentato una lettera di dimissioni (da rup, mentre rimane dirigente) al sindaco Mario Lucini e al segretario generale Tommaso Stufano. Dimissioni mantenute top secret fino alla giunta di mercoledì, quando sul tavolo sono arrivate anche quelle del direttore dei lavori Pietro Gilardoni, ingegnere dirigente del settore Strade.

Nella sua lettera, Ferro precisa innanzitutto di aver ricevuto l’incarico «a seguito della già avvenuta approvazione del progetto». Definisce l’intervento sul lungolago come «altamente specialistico, «secondo in Italia solo al cosiddetto “Mose” di Venezia» e fa presente che «ha richiesto, nel tempo, una pressoché totale dedizione dello scrivente, pur senza trascurare le altre numerose e notevoli incombenze assegnate in quanto direttore del settore opere pubbliche».

Fa presente che «il progetto sottoscritto dai professionisti, in fase di esecuzione è stato nel tempo oggetto di rivisitazioni, modifiche, perizie e quant’altro, certamente non ascrivibili allo scrivente quale rup» e spiega che ci sono state scelte fatte dalla direzione lavori su problematiche poste dall’appaltatore ed altre «in attuazione di scelte di carattere politico». E cita, ed esempio, «le questioni legate allo stralcio delle opere di carattere architettonico-paesaggistiche e di arredo urbano del lungolago» e «la complessiva rivisitazione del progetto al fine di ridurre al minimo il rischio di compromissioni del sottosuolo».

Parla di «complessa vicenda che lo scrivente si è trovato ad affrontare avendo di fronte altri organi istituzionali e no, di varia natura e competenza sull’intervento (Regione, Soprintendenza, Provincia, progettisti, collaudatori, direzione lavori e società civile), fino all’Autorità Nazionale Anticorruzione». Scrive poi che l’Anac «ha messo in rilievo aspetti di criticità anche nella conduzione della responsabilità procedimentale». E dice: «I rilievi mossi hanno mortificato l’operato dello scrivente che, invece, nell’espletare il ruolo ricoperto ha sempre avuto di mira l’interesse pubblico e la corretta esecuzione dell’opera, nell’ambito delle scelte operate dalle amministrazioni succedutesi nel tempo e dei professionisti per l’occasione incaricati, in relazione alle specifiche competenze richieste». Non solo. «L’impegno profuso, nel corso di oltre dieci anni - prosegue - espresso sempre con assoluta dedizione, è risultato fiaccato non solo in termini di messa in discussione della professionalità impiegata, ma anche sotto il profilo del pregiudizio che ne è derivato per la propria salute».

E la conclusione porta Ferro «a ritenere sussistenti le ragioni di opportunità per rimettere il mandato di Rup, anche al fine di agevolare l’amministrazione comunale nell’assumere liberamente le determinazioni conseguenti

© RIPRODUZIONE RISERVATA