Sant’Anna, adesso anche i bambini finiscono in coda al Pronto soccorso. Ore di attesa

Sanità La chiusura della Pediatria del Valduce ha dirottato le famiglie. L’alternativa è solo San Fermo: ma i tempi di attesa si allungano ancora

Senza più la Pediatria del Valduce circa la metà degli accessi del pronto soccorso pediatrico si sono spostati al Sant’Anna. Lo scorso agosto l’ospedale di via Dante ha chiuso il reparto di Pediatria riaprendo il servizio di pronto soccorso per le urgenze infantili da settembre solo la notte. E così i colleghi di San Fermo hanno notato, come scontato, un incremento degli accessi pediatrici.

Nella prima metà del 2022 in via Santo Garovaglio si sono presentati tra i 270 e i 440 bambini al mese, vuol dire una media al giorno che oscilla tra i 9 e i 15 accessi. Una media che dopo la chiusura della Pediatria, avvenuta ad agosto, si è di fatto dimezzata. Si è passati a quattro, massimo cinque accessi al giorno. Vuol dire all’incirca che a gennaio invece dei 270 accessi del 2021 il Valduce ne ha registrati 140. Del resto era prevedibile, ora il pronto soccorso pediatrico funziona solo dalle 18 alle 6 del mattino. Manca inoltre al contrario del passato la possibilità di tenere con facilità in osservazione i piccoli, di fare approfondimenti.

«Ha senso che una donna con un bimbo di due anni in braccio che piange per il male e ha la febbre alta con un altro ragazzino addormentato sulle sedie che non poteva evidentemente lasciare solo a casa, debba aspettare dalle 22 all’una di notte senza ricevere visite?»

È chiaro dunque che a San Fermo i colleghi del Pronto soccorso pediatrico abbiano notato un aumento. Lo stesso primario Angelo Selicorni spiega che oggi il reparto d’urgenza dedicato ai bambini viaggia attorno ad una media di 30 accessi per turno, ogni nottata. Detto che in questo periodo i pediatri devono far fronte a diverse epidemie. Non c’è solo una coda dell’influenza, è in circolazione anche il virus sinciziale, ci sono casi di bronchiolite o le infezioni che toccano l’apparato gasto enterico che danno problemi a più piccoli.

Succede così che alcuni utenti, anche tramite social network, si siano lamentati per le lunghe attese. «Ha senso che una donna con un bimbo di due anni in braccio che piange per il male e ha la febbre alta – scrive su Facebook Michela Veronesi - con un altro ragazzino addormentato sulle sedie che non poteva evidentemente lasciare solo a casa, debba aspettare dalle 22 all’una di notte senza ricevere visite?».

Come spesso accade i successivi commenti, via tastiera, sono molto risentiti. Certo è che i pediatri dell’ospedale devono farsi carico di un gran numero di richieste, dovendo come noto dare la priorità a seconda dell’urgenza. I codici rossi e gialli hanno la precedenza su chi è già in coda, perdere la pazienza è facile. Di contro per chi lavora negli ambulatori fermarsi è quasi impossibile. Vero è che anni fa almeno nei pronto soccorso pediatrici non si vivevano lunghe attese, il servizio sanitario era anche forte di un numero di specialisti e sanitari superiori e di una rete di medicina generale più capillare e presente. E in città c’erano due reparti di Pediatria con annesso pronto soccorso dedicato.

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