Terapia neonatale del Valduce
La Regione: «Giusto lo stop»

L’assessore Gallera: «C’è già il Sant’Anna, non possiamo permetterci doppioni»

Il Valduce continuerà a fare un lavoro egregio sulle nascite, ma deve rinunciare per numeri e tecnologie alla terapia intensiva neonatale. Questa è in estrema sintesi la posizione dell’assessore regionale al welfare Giulio Gallera circa la chiusura della Tin del Valduce deliberata dal Pirellone. L’ospedale ha annunciato la volontà di opporsi alla decisione, ma la Regione non farà passi indietro.

«Rispetto a una decina di anni fa le terapie intensive neonatali sono molto evolute – dice Gallera – adesso per i prematuri riusciamo a fare veri miracoli, in Lombardia gestiamo casi delicatissimi con tecniche sofisticate e macchinari che hanno costi difficilmente accessibili. Perciò dobbiamo concentrare saperi e strumenti in alcuni punti, con una casistica importante, perché la maggiore esperienza è garanzia della qualità dei risultati».

Già oggi i casi spinosi devono essere inviati altrove, anche fuori provincia, soprattutto perché alle spalle nell’ospedale mancano per esempio la cardio o la neuro chirurgia.

«Ma infatti io non credo che a conti fatti per il Valduce cambierà molto – spiega ancora l’assessore – l’ospedale già ora ha numeri ridotti e manca di alcune specialità. Il Valduce per le nascite fa e continuerà a fare un lavoro egregio e importante, è un’eccellenza. Potrà lavorare sulle patologie lievi, dalla 34esima settimana, ma non sulle emergenze più complesse, cioè i bambini di 5 mesi, da 500 grammi o con neoplasie».

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