Vaccini, tanti dubbi e zero risposte
Il 21% non va a sanitari o anziani

Migliaia di dosi somministrate a «personale non sanitario». Ma di chi si tratta esattamente? E quali sono i numeri di Como? L’Ats, interpellata, tace

Nel Comasco 2.244 dosi di vaccino anti Covid sono andate a personale non sanitario. Ma alla richiesta di ulteriori dettagli sui destinatari di questi vaccini, Ats Insubria si trincera dietro al silenzio.

E l’unico dato fornito dalla Regione Lombardia è quello di un 21,1% di vaccini fatti finora su personale non sanitario, una percentuale pubblicata dopo le critiche lanciate dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici e dalla Fondazione Gimbe, ancora ieri pronta a sostenere che in realtà l 51% delle dosi in Lombardia è andato a categorie non inserite nell’elenco di quelle da vaccinare in questa fase.

In totale nel Comasco le dosi somministrate a mercoledì scorso sono state 10.636, dunque il 21,1% si tradurrebbe in 2.244 dosi usate per proteggere soggetti che non sono medici, infermieri e nemmeno ospiti e dipendenti delle Rsa. Stando sempre alla Regione il 67,2% delle dosi è andato ai sanitari, l’11,7% ad anziani e operatori delle Rsa.

Silenzi e dati generici

Ats Insubria, così come l’assessorato al Welfare regionale, al momento non forniscono indicazioni più precise rimandando ai prossimi giorni un eventuale dettaglio per provincia. Certo, fare chiarezza su questi dati servirebbe a fugare le polemiche, a zittire le prime voci sui furbetti del vaccino. Lo stesso Gianluigi Spata, il presidente dell’Ordine dei medici comaschi, ha auspicato chiarezza e attenzione per non «correre dei rischi che non possiamo permetterci di correre, detto che ad ora nel Comasco non mi è giunta notizia di falle e scorciatoie nella campagna vaccinale».

Comunque questi «non sanitari» vaccinati, è giusto ribadirlo, non significa che siano per forza degli irregolari. Il direttore sanitario dell’Ats Insubria Giuseppe Catanoso ha spiegato che «sono stati vaccinati anche i dipendenti degli ospedali, gli amministrativi, le persone che garantiscono servizi e logistica, perché senza i lavoratori che trasportano i vaccini, per esempio, la campagna non andrebbe avanti».

Certo, ma allora perché non divulgare con più puntualità e trasparenza le categorie delle persone ad oggi coperte dal vaccino? In molti chiedono di istituire una anagrafe vaccinale. La precedenza nella fase uno è data, per direttive governative, ai sanitari e agli ospiti e agli operatori delle residenze per anziani, non ad altri.

A fornire un riscontro più preciso è invece l’Asst Lariana: l’ex azienda ospedaliera ha vaccinato un 86% di sanitari e un 14% di non sanitari.

Così l’azienda sanitaria

«Le dosi somministrate al 27 gennaio nel nostro territorio sono 10.636 – scrive Asst - comprese le dosi consegnate a Rsa (2.268) e privati accreditati, (1.794). A queste 10.636 vanno aggiunte 1.049 seconde dosi. Il 28 gennaio si è iniziato con la consegna delle seconde dosi a Rsa e dal 1 febbraio si parte con i privati accreditati. Le 6.574 utilizzate da Asst Lariana sono andate per l’86% al personale sanitario e per il 14% al personale non sanitario». Dal 27 dicembre al Sant’Anna per tutto il territorio comasco sono state consegnate 19.994 dosi Pfizer.

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