Voto vicino, Lega e FdI ai ferri corti
«Ma dividersi a Como è un autogol»

La frattura sul presidente della Repubblica apre scenari diversi per elezioni di maggio - Fermi: «Lavorare insieme». Borghi: «Opportunità per chiarirsi». Molinari: «Decisioni nazionali»

Mai come negli ultimi giorni i telefoni del centrodestra sono stati roventi. Tutti, sul Lario, cercano di capire cosa succederà dopo la clamorosa frattura tra Fratelli d’Italia e la Lega post Mattarella bis. Ma la consapevolezza è che, quello che succederà per le elezioni della prossima primavera dipenderà da quanto decideranno i leader.

Dalle parole di tutti, a microfoni accesi o spenti, un concetto è chiaro: andare separati alle urne per eleggere il sindaco significa aver perso in partenza. E tanti sottolineano che, a livello locale, «non ci sono problemi». Ma nessuno, al momento, fa previsioni su scenari che si delineeranno meglio nei prossimi giorni. Da chiarire, innanzitutto, se la frattura tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini si ricomporrà o meno. Ieri il consiglio federale del Carroccio ha dato «piena fiducia e mandato a Salvini» per creare, allargare e potenziare un’alleanza alternativa alla sinistra» e lo stesso leader leghista ha detto che «il centrodestra si ricostruisce». Federazione o partito repubblicano stile Usa lo si capirà. Ma soprattutto, da capire, ci saranno le mosse di Meloni.

Il deputato di FdI Alessio Butti , rimanda ogni considerazione a dopo la riunione dell’esecutivo nazionale (di cui fa parte) e del coordinamento regionale. Il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, indicato come candidato sindaco dai meloniani, Stefano Molinari dice che «a livello locale in questo momento non ci sono problemi e nei prossimi giorni vedremo le decisioni nazionali».

Se il centrodestra correrà unito la casella di Como dovrebbe spettare proprio a Fratelli d’Italia, che ha chiesto un capoluogo di provincia (Lodi e Monza, gli altri due dove si vota, sono già chiusi) e, quindi in pole position c’è lo stesso Molinari, a meno di altri nomi che dovessero spuntare dal cilindro. A doppio filo è legata anche la questione Erba, dove il bis di Veronica Airoldi sembra avere pochissime chance e si dovrà quindi capire chi sarà il candidato e di quale partito, ammesso sempre che regga la coalizione (che, proprio a Erba, cinque anni f si divise).

In casa Lega tante bocche cucite, da Eugenio Zoffili (è anche vice coordinatore regionale) all’assessore regionale Alessandra Locatelli a al sottosegretario Nicola Molteni . il deputato Claudio Borghi , che siede anche in consiglio comunale definisce «traumatico» quello che è accaduto per l’elezione del presidente della Repubblica «sia dalla parte di Forza Italia con il tradimento sui voti, sia con FdI». Parla di «colpo grave», ma anche di «un’opportunità per un chiarimento definitivo accumulato nel tempo, anche nella consiliatura». E chiude dicendo che «non si deve correre il rischio di trasformare il primo turno delle elezioni in primarie». Perché, il rischio, sarebbe quello di non arrivare nemmeno al ballottaggio.

Andare ciascuno per la sua strada sarebbe, per il presidente del consiglio regionale Alessandro Fermi (passato alla Lega la scorsa estate), «un autogol». «Facciamo sbollire le tensioni scaturite dall’elezione del presidente della Repubblica - dice - ma se parliamo del livello locale, in cui c’è il sistema maggioritario, dalle Regioni ai Comuni, pensare che la coalizione non possa stare insieme sarebbe una follia, un autogol».

Infine in casa Forza Italia il coordinatore provinciale Mauro Caprani si limita a dire che«ad ora non vedo ripercussioni a livello locale».

Di certo c’è che a quattro mesi dal voto il centrodestra è in fibrillazione e non ha ancora espresso nemmeno il candidato sindaco.

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