Dal volo a Dio: così parlò Leonardo
Un’apparizione sul palco del Sociale

Credibile Finazzer Flory che veste i panni, e persino il volto, del genio. Arduo intendere la lingua rinascimentale al primo ascolto, ma il pubblico lo segue incantato

Non capita tutte le sere di poter vedere sul palco Leonardo da Vinci. Si rimane stregati dalla sua capacità di essere curioso di tutto e su tutto, o quasi, avere intuizioni in anticipo rispetto ai tempi in cui ha vissuto. Però si prova anche un certo smarrimento, solo leggermente inferiore rispetto a quello da cui si viene colti quando ci si trova davanti i suoi codici: se la scrittura speculare da lui utilizzata è di ardua decifrazione, soprattutto a prima vista, anche la lingua rinascimentale in cui si esprime, richiede un certo sforzo per capirla, specialmente al primo ascolto.

Intervista impossibile

Martedì sera il pubblico del Teatro Sociale ha dato il massimo per non perdersi neanche una parola di “Essere Leonardo”, intervista impossibile, in cui Massimiliano Finazzer Flory veste letteralmente i panni del genio toscano (e anche il volto, grazie a un trucco studiato nei dettagli), per rispondere a una raffica di domande poste da due giornalisti di età ed estrazione diversa, interpretati da Gianni Quillico e Jacopo Rampini. Finazzer Flory, anche autore e regista dello spettacolo (come dell’omonimo film uscito in aprile) ha svolto un’importante ricerca sugli scritti leonardeschi per fornire ai suoi intervistatori risposte filologicamente inattaccabili.

Raffica di domande

Gli spettatori, come detto, hanno dovuto fare i conti con la “questione della lingua”: chi è dotato di più “orecchio” si è adattato rapidamente a una terminologia e a una cadenza inusuali, altri invece hanno faticato maggiormente e avrebbero gradito sottotitoli o un testo da seguire per cogliere al meglio quest’occasione più unica che rara. Sì, perché rispondendo a ben 67 domande, una per ogni anno della sua vita, in 70 minuti di spettacolo, il protagonista ha toccato un’infinità di temi, significativi per la sua esistenza ma anche per le nostre. Solo sulla Gioconda ha glissato, mentre interrogato sulle posizioni degli apostoli nel Cenacolo, ha risposto mimandole una per una, stacco tanto scenografico quanto necessario in un fiume di parole.

Con orgoglio, ma evitando di entrare in polemica con i suoi nemici di cui ha rifiutato di fare i nomi, Leonardo ha rivendicato il suo essere “omo sanza lettere”, che in quanto figlio di una serva non aveva goduto dell’insegnamento del latino, e anche la definizione di “inventore”, costantemente intento a osservare e imitare la sua più grande maestra, la natura. Il botta e risposta ha trascinato il pubblico in un volo (tema fatalmente dominante) dalla pittura all’astronomia, dall’anatomia alla religione. Quando gli chiedono se crede in Dio, risponde: « Nessun essere va inverso il nulla». Sulla modernità è apparso profetico: «Anderanno gli omini, non si moveranno. Parleransi, toccheransi e abbraceransi dall’una e l’altra parte dell’emisferio e intenderansi i loro linguaggi». Come se avesse (pre)visto l’era di Internet. Forse anche per questo, nonostante la lingua diversa, è stato recepito come “uno di noi” dal pubblico, che alla fine lo ha salutato, assieme ai suoi intervistatori, con un lunghissimo applauso. Per chi fosse interessato ad approfondire, è utile sapere che una quota significativa di risposte Finazzer Flory l’ha attinta dal “Trattato della pittura”, disponibile gratuitamente su wikisource così come altri testi di Leonardo, caricati per celebrarne il 500°, ricorrenza che ha stimolato anche l’intervista impossibile, inserita nel calendario del festival “Le Primavere”.

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