“I Promessi Sposi”
narrati ai ragazzini

Si rivolge a lettori dai 7 anni in su la versione del capolavoro manzoniano raccontato da Matteo De Benedettis, con i disegni di Cinzia Battistel

Una piccola meraviglia, non c’è altro da aggiungere. Il libro “I promessi sposi di Manzoni - Raccontato da Matteo De Benedittis” - edito da Gribaudo nella collana “Le più belle storie di...” - è un gioiello che piacerà a grandi e piccini. E quando l’autore dichiara «Per me è stato un piacere scriverlo, ai tempi dell’università il mio momento più bello fu quando, per gli esami, alla mattina leggevo “I promessi sposi” e al pomeriggio i canti del “Paradiso” di Dante», leggendo questo libro si percepisce chiaramente tutta questa passione verso l’opera manzoniana.

Tutto questo amore per il libro scritto da Alessandro Manzoni inonda il lettore fin dalle prime pagine. Perché il lodevole lavoro di De Benedittis - che nella vita fa il professore, oltre che lo scrittore - è stato quello di cercare di rendere accessibile il capolavoro manzoniano alle fasce più giovani. La sua grande abilità è stata quella di trattare con estremo rispetto i lettori a cui si rivolge il volume - bambini che frequentano le scuole elementari, o i primi anni delle medie - semplificando il linguaggio, senza tradire la storia. «Ho cercato di mettere su carta quello che faccio tutti i giorni in classe, non solo col Manzoni, ma anche da Omero in giù... - dichiara l’autore - fare da ponte tra lo studente e un’opera che mantiene caratteristiche eterne. Provenendo da un’epoca diversa, i ragazzi hanno bisogno di qualcuno che li accompagni».

De Benedittis ha una lunga collaborazione in corso con Gribaudo, ed è stato proprio l’editore a proporre il progetto, inserendolo nella collana “Le più belle storie di...”. «Mi chiesero se ero disponibile a lavorare sui classici, cogliendo l’occasione dei 150 anni della morte del Manzoni. Ovviamente mi ha fatto piacere anche perché, per pura casualità, venivo da una fresca rilettura dell’opera. Il libro l’ho scritto piuttosto rapidamente, perché le cose da dire le avevo già immagazzinate dentro di me. Dalle bozze iniziali alla chiusura del volume ci avrò impiegato circa cinque mesi».

Il target del libro è quello di fine elementari, il lessico anche, ma i contenuti no. «I contenuti sono gli stessi dei miei studenti delle superiori - dichiara - uso un lessico adatto ai bambini, esplicitando le cose per renderlo più comprensibile. Ci sono anche curiosità che possono interessare, una su tutte il perché l’abito da sposa di Lucia non fosse bianco. La spiegazione è in realtà molto semplice, ed è che la tradizione di sposarsi in bianco arrivò nel nostro paese solo verso la fine del milleottocento. Sostanzialmente il libro contiene già le risposte alle domande più frequenti che mi fanno i miei studenti».

Linguaggio adatto ai bambini non vuol dire però “lessico povero”. Lo scrittore - che ha appena pubblicato un altro libro storico, ambientato in epoca medievale, “Svelto sul sentiero” (San Paolo)” - ha curato con particolare attenzione le parole da inserire. «In entrambi i libri ho scelto di non usare parole anacronistiche. Ogni volta mi domandavo se la parola fosse in uso al tempo e, se non lo fosse stata, mi mettevo d’impegno per cercarne un’altra diversa. Tutto questo lavoro sul lessico è qualcosa che i più giovani non colgono subito, ma che comunque li arricchisce».

Anche il tema religioso dell’opera avrebbe potuto creare qualche grattacapo. «La mia scelta è stata quella di non tacerlo. Ricordo che nella parodia che lessi su Topolino qualche anno fa il tema venne completamente epurato, e Don Abbondio divenne un notaio. Io trovo che travisare questo tema sia un tradimento all’opera originale, che rende impossibile rendere la complessità del libro». Per spiegare meglio questo concetto, il professor De Benedittis cita un ricordo che proviene direttamente dalla sua esperienza di insegnante di scuola superiore.

«Il tema di Dio è interessante per tutti, al di là delle fedi. Per esempio mi ha fatto molto piacere sapere che una mia studentessa musulmana considerasse Lucia come sua eroina, per il fatto di essere una ragazza pudica e molto credente. Per questo per me è stato importante mantenere l’aspetto spirituale del libro originale».

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