Vette di luce, quando l’arte incontra la montagna

Dal 23 giugno al 3 settembre l’Accademia Carrara di Bergamo ospiterà un nuovo progetto espositivo dedicato alle vette orobiche, a cura di Filippo Maggia e Maria Cristina Rodeschini. La mostra sarà arricchita delle fotografie di Naoki Ishikwa e da altri eventi spin off sul territorio.

7 mesi fa

L’uomo e la montagna, una relazione di cui non riusciamo a calcolare la durata. Forse proprio perché non ha tempo, ma solo un grande spazio d’azione. Le montagne sono state ora barriere invalicabili per flussi migratori, ora rifugi sicuri da nemici poco attrezzati; sono punti di visuale strategica e strumenti da scalare, spianare, scavare. Vengono talvolta divinizzate come luoghi di purezza e autenticità, talvolta demonizzate per la pericolosità e l’incombenza sulle vite degli uomini. Le Orobie, in fondo, sono da sempre parte dell’identità lombarda attraverso quel mosaico di paesaggi a cui spesso veniamo associati per antonomasia.

Parte proprio da qui, dalla fascinazione identitaria per le alte vette, il nuovo progetto espositivo dell’Accademia Carrara di Bergamo per l’estate 2023, il secondo previsto nell’anno di «Bergamo e Brescia Capitale della Cultura». Dal 23 giugno al 3 settembre, «Vette di luce» – a cura di Filippo Maggia e Maria Cristina Rodeschini in collaborazione con il Club Alpino Italiano (sezione di Bergamo) – conquisterà le rinnovate sale al primo piano del museo, dove fino a poco fa era ospitata la mostra «Cecco del Caravaggio». La montagna verrà raccontata, tra tradizione e contemporaneità, attraverso opere pittoriche e fotografia contemporanea, un film documentario e progetti diffusi sul territorio.

Questo evento sarà parallelo al «Festival di Fotografia di Brescia», dove la montagna verrà invece celebrata con una grande mostra di autori internazionali presso il Museo di Santa Giulia.

Gli scatti di Naoki Ishikawa

È a Naoki Ishikawa (1977), fotografo ed esperto alpinista giapponese, che è stato affidato il compito di delineare il filo conduttore del percorso espositivo. Alcuni scatti inediti – realizzati in due campagne sulle Alpi Orobie, percorrendo l’Alta Via e visitando le comunità montane lungo il percorso – sono il sensibile esito di un’indagine commissionata da Accademia Carrara tra il 2022 e il 2023, a cura di Filippo Maggia. L’obiettivo di queste due uscite era quello di documentare in forma esperienziale il paesaggio alpino, tracciando un profilo antropologico ed etnografico di questi territori. Fotografia dopo fotografia sembra quasi di compartecipare all’escursione di Ishikawa, di sentire i suoi passi che affondano nella neve fresca, uno dopo l’altro, mentre catturano profili taglienti di vette scottate dal sole, rami appesantiti dalla neve fresca, Madonnine in preghiere depositarie delle fatiche e delle soddisfazioni di tanti escursionisti. Nel mezzo, il silenzio assordante della montagna, a cui fanno eco i pensieri, i ricordi e le nostalgie di chiunque visiterà «Vette di luce».

Ishikawa, attraverso i suoi scatti, raggiunge così il cuore del (nostro) mondo: nella purezza ancestrale ritratta, nei sentimenti che genera, nella completa moderazione del messaggio testimoniato. L’insormontabile, attraverso il suo obiettivo, si manifesta quindi per tutti.

La montagna in Carrara

«Grandi cose si compiono, quando gli uomini e le montagne si incontrano», scriveva William Blake. E così, a Bergamo, incredibile è il patrimonio di opere che raccontano la storia di questa relazione, rielaborandolo e rendendolo testimonianza emotiva. In «Vette di luce», le fotografie di Ishikawa dialogano con i dipinti ottocenteschi a soggetto montano più affascinanti della collezione Carrara, oltre che con una serie di opere provenienti da CAI di Bergamo. Il percorso pittorico, a cura di Maria Cristina Rodeschini e Paolo Plebani, indaga diversi aspetti del tema, proponendo una varietà riconducibile al medesimo sostrato. Costantino Rosa (1803-1878), per esempio, descrive in una serie di piccoli oli la Val Taleggio, la Val Seriana e la Val Brembana; Andrea Marenzi (1823-1891), invece, racconta sulla tela lo spettacolo delle Cascate del Serio in un dipinto spumeggiante e di bel formato. Così Vittore Grubicy de Dragon (Milano 1851-1920), influente mercante, critico e pittore, interpreta in un delizioso dipinto l’evento della neve a Schilpario. Ermenegildo Agazzi (1866-1945), infine, dipinge in un’opera dalle dimensioni monumentali la più celebre delle cime bergamasche: la Presolana.

Proprio la Presolana è anche al centro della video-installazione «Ricordo di un dolore», realizzata nel 2020 da «MASBEDO», un duo artistico composto da Niccolò Massazza e Iacopo Bedogni. L’opera, in prestito da GAMeC, era stata esposta nel museo d’arte contemporanea della città in occasione della mostra «Ti Bergamo – Una comunità». In questa installazione, un uomo porta sulle spalle una riproduzione del capolavoro di Pellizza da Volpedo, «Ricordo di un dolore», parte della collezione dell’Accademia Carrara. L’ascesa silenziosa verso la vetta della Presolana racconta la tangente solitudine di un momento di dolore e la sua conseguente sublimazione. La tela e l’azione riuniscono ed esprimono così la comunione tra il dolore individuale e il dolore collettivo di una valle e della città: una sorta di panismo raccontato attraverso un innovativo linguaggio contemporaneo.

Al termine del percorso espositivo sarà possibile, infine, mettersi in ascolto dello stesso Ishikawa: attraverso un docu-film il fotografo condurrà il visitatore attraverso le due campagne sulle Alpi e il suo studio a Tokyo. La sua voce accompagnerà il divenire di un lavoro di cui il visitatore avrà appena assaporato l’esito nella visita alla mostra. «Vette di Luce», però, non si fermerà all’interno delle sale della Carrara, ma avrà l’obiettivo di proseguire in una sorta di «museo diffuso della montagna», con iniziative spin-off su tutto il territorio. Racconti tra natura, persone e arte saranno occasione di dare nuova vita al paesaggio montano, nel quale ritrovarsi e sentirsi meno solo.

Quando una mostra racconta parte delle storie dei visitatori e delle immagini che hanno abitato vite, istanti ed emozioni, il valore aggiunto è notevole. Il fruitore, di fronte a una riproduzione artistica di un luogo conosciuto – qualsiasi sia il medium – è portato a mettere la propria esperienza e il proprio sguardo a confronto, in una dialettica con la soggettività che dovrebbe essere propria di qualsiasi percorso espositivo.

È allora all’Accademia Carrara sarà davvero un’occasione da non perdere, dal 23 giugno al 3 settembre.

Come visitare la mostra

La mostra sarà visitabile il lunedì, il mercoledì e il giovedì dalle 10 alle 19 e il martedì dalle 10 alle 13. Il venerdì, il sabato, la domenica e i festivi l’esposizione sarà aperta dalle 10 alle 20. In occasione dell’apertura della mostra, il primo weekend (24-25 giugno) l’ingresso sarà ridotto per tutti a 10 euro, senza prenotazione.

Tutte le info sul sito dell’Accademia Carrara

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