Como rischia la zona rossa
Lo studio: la terza ondata è già qui

Da qui alle prossime due settimane, secondo gli esperti, i contagi sul territorio potrebbero quadruplicare - Il consulente dei medici lombardi: «Indice troppo alto. Si abbasserà solo con l’inizio delle vaccinazioni di massa»

Como

I positivi a Como, tempo due settimane, nel migliore degli scenari raddoppieranno, nel peggiore quadruplicheranno. Abbiamo ormai imparato - dopo un anno di Covid - che l’andamento dell’epidemia ha i suoi tempi. I comportamenti collettivi, le folle in centro storico e in riva al lago, si traducono nell’incubazione della malattia e dopo circa dieci giorni in nuovi contagi, solo poi insorgono sintomi tali, a volte, da necessitare il ricovero.

«Abbiamo datato l’inizio della terza ondata l’8 febbraio - spiega Alberto Giovanni Gerli, ingegnere e consulente scientifico per i medici lombardi – perché per tutto il mese di gennaio, salvo alcuni focolai, in Lombardia la diminuzione dei casi è stata costante. Invece dopo la prima settimana di febbraio c’è stata una netta inversione di tendenza, complice forse la diffusione delle più rapide varianti del virus. A Como i casi medi giornalieri guardati nell’arco di una settimana sono passati da 108 a 228, sono raddoppiati. In particolare nelle ultime ore lo scenario di crescita nel comasco è molto peggiorato e si sta dirigendo tra i 400 e gli 800 casi giornalieri entro i prossimi quindici giorni. Questa è la tendenza: Como viaggia verso il doppio o al peggio il quadruplo dei casi. Il picco è stimato tra il 15 e il 20 di marzo».

L’arancione rafforzato insomma tanto somiglia alla zona rossa. «Como alla zona rossa arriverà a breve – spiega ancora l’ingegnere – l’indice di trasmissione è troppo elevato». L’Rt ci dice quante persone possono essere contagiate da un singolo positivo in un certo periodo entro certe condizioni, se questo numero supera l’1 significa che il contagio si diffonde in maniera esponenziale. L’indice di contagio a Como è pari a 1,36.

Allarme ospedali

«La terza ondata si innesta inoltre su un quadro ospedaliero ancora gravato da molti casi Covid - spiega Gerli – l’occupazione dei letti nei nosocomi ad ottobre non vedeva praticamente più casi positivi da dimettere, mentre ora sono una percentuale rilevante. C’è è vero un tasso di ricoveri più basso rispetto alla seconda ondata, forse perché la popolazione è più prudente e i medici sono più preparati. Di sicuro perché una piccola porzione degli anziani fragili è stata vaccinata. Questo è il punto. Passare dall’arancione al rosso non inciderà troppo sulla curva. La curva si abbassa vaccinando le persone. La Lombardia, Como compresa, ha nel cassetto una quota importante di vaccini, specialmente di AstraZeneca. L’indicazione dei massimi scienziati e medici, che riporto soltanto perché faccio l’ingegnere, è vaccinare subito con tutte le dosi a disposizione gli anziani più a rischio. Solo così possiamo sperare di aggredire la pandemia risparmiando alle persone più fragili il ricovero e soprattutto salvando numerose vite».

AstraZeneca è stato indicato dall’Aifa, l’agenzia nazionale del farmaco, per vaccinare la popolazione sotto ai 65 anni, per molti illustri scienziati comunque mette al riparo anche gli anziani delle manifestazioni più gravi della malattia.

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