Test rapidi dal proprio medico
I camici bianchi: «Impossibile»

Il piano del governo. Scettici anche i farmacisti: «Non siamo attrezzati e poche strutture hanno spazi adeguati»

Tamponi rapidi dal medico e in farmacia? I dubbi dei camici bianchi sono tanti. Il governo ha stretto un accordo solo con alcune sigle sindacali che rappresentano i medici di famiglia, si cerca un intesa anche con le farmacie per effettuare i tamponi rapidi con esito in un quarto d’ora.

«Non ci sottraiamo, ma il problema è la fattibilità – dice Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici di Como – I nostri ambulatori spesso non hanno spazi adeguati. Potremmo, solo su base volontaria, fare i tamponi rapidi in strutture organizzate dall’Ats e individuate anche insieme ai Comuni. Con tutte le precauzioni e i dispositivi del caso».

Il sindacato Snami è nettamente contrario. «Non è sostenibile per la gran parte dei medici – spiega il segretario comasco Giuseppe Enrico Rivolta – capisco in strutture d’emergenza con personale qualificato e protezioni, ma nella normalità per i medici sarebbe un demansionamento inaccettabile. Senza parlare dell’impegno burocratico». Più misurata la posizione della Federazione medici di medicina generale. «Forse dei gruppi organizzati di medici, delle cooperative – spiega il segretario provinciale Giancarlo Grisetti – non certo i singoli medici. E comunque spetta ad Ats e ai Comuni trovare e attrezzare delle strutture. Dando garanzie ai medici circa la sicurezza e l’organizzazione». Dai pediatri arriva di fatto un altro no. «Disponibile sui contatti asintomatici a fine quarantena – spiega Massimo Branca, segretario per il comasco della federazione medici pediatri - bisognerebbe ragionare su dove fare i tamponi. L’accordo prevede la possibilità di fare tamponi anche in spazi messi a disposizione dalle Ats. Ma come sempre gli accordi vanno definiti nel dettaglio. Questo in particolare andrà declinato a livello regionale ed aziendale. Al momento non ho una posizione ufficiale. Andranno ancora chiarite mole cose».

Infine le farmacie, che potrebbero non solo vendere i tamponi che danno un esito in circa venti minuti, ma anche effettuarli. «Le farmacie ad oggi non sono attrezzate – spiega Attilio Marcantonio, presidente di FederFarma Como – perché pochissime hanno spazi adatti, ingressi separati, personale medico e infermieristico formato con un quadro che garantisca la sicurezza e le normative anti contagio. Si è ipotizzato di comprare qui il test e inviare un infermiere a casa. È in corso un difficile dialogo con le autorità».n 
S.Bac.

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