Colf e badanti, calano le assunzioni. «Sta tornando a crescere il lavoro nero»

I dati Inversione di tendenza dopo la spinta sulla regolarizzazione durante il Covid. L’imprenditore Alberto Gallas: «Necessaria la deducibilità dei costi a carico delle famiglie»

Per la prima volta nell’ultimo decennio stanno diminuendo le assunzioni nel lavoro domestico, nonostante la popolazione stia invecchiando e la richiesta di assistenza domiciliare sia in crescita.

Il fenomeno, sorprendente all’apparenza, è stato evidenziato da Gallas Group, agenzia autorizzata dal ministero per selezione e gestione del personale domestico che solo a Como annovera un migliaio di lavoratori nel proprio database. «Una misura assolutamente necessaria è la deducibilità di tutti i costi del lavoro domestico per tutte le famiglie che necessitano di assistenza a una persona non autosufficiente», dice Alberto Gallas, titolare dell’agenzia.

I dati a supporto della richiesta non mancano. A livello nazionale quasi il 25% della popolazione ha superato i 65 anni d’età e secondo le stime occorrerebbero circa 25 mila figure professionali in più nell’ambito dell’assistenza domiciliare. Il personale dedicato però è calato quest’anno del 7,9%. La Lombardia si colloca sullo stesso trend medio italiano con circa 12 mila lavoratrici in meno rispetto all’anno precedente: sono passate da 186 mila a 174 mila.

Sulle cause non rientrano né la mancanza di anziani da accudire, che se mai sono in aumento, né la carenza di lavoratori preparati a farlo, nonostante il decreto flussi dal 2010 non preveda entrate per questo settore.

«La decrescita arriva dopo tre anni caratterizzati dalla pandemia nei quali anche le badanti che lavoravano senza contratto sono state regolarizzate per superare le limitazioni ai movimenti durante i lockdown». Proprio tra 2020 e 2021 c’è stato un forte aumento di nuovi contratti, che in parte, a fine emergenza, sono stati chiusi. «Il numero delle persone che necessitano di assistenza è inevitabilmente aumentato, e una piccola quota probabilmente è tornata nella sfera del sommerso. Proprio il nero rappresenta una cattiva abitudine nazionale che andrebbe estirpata, oltre che un rischio potenziale per le famiglie che si ritrovano in casa personale non verificato e spesso senza la necessaria esperienza per operare in un settore sociale così complesso».

Le cause

Il trend di diminuzione dei lavoratori domestici regolarmente iscritti all’Inps si è confermato nei primi 6 mesi del 2023 rispetto al 2022 e anche al 2021.

Il calo avrebbe tre cause principali, secondo Gallas: «In questo periodo c’è stato l’aumento delle retribuzione dei lavoratori domestici, che si somma alla diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie a causa dell’inflazione, che si somma alla mancanza di incentivi all’assunzione con agevolazioni fiscali. Questi tre punti rendono sempre meno appetibili i contratti regolari. Sugli aumenti e sull’inflazione non si può fare nulla, mentre si può pensare di intervenire sulle agevolazioni fiscali per incentivare la regolarizzazione. Il bonus promesso più volte dal Governo ad oggi non è ancora stato erogato. La mancanza di agevolazioni fiscali influisce in maniera considerevole e senza un intervento diretto l’intero settore potrebbe subire ulteriori conseguenze negative».

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