La paura di perdere il posto di lavoro. Un dipendente su tre si sente in bilico

Occupazione Un sondaggio evidenzia i sentimenti di precarietà di tanti lavoratori

In Lombardia un lavoratore su tre teme di essere licenziato. A rivelarlo è il sondaggio People at Work 2023 dell’Adp Research Institute, condotto su oltre 2mila lavoratori in Italia. A livello nazionale, i timori sono maggiori negli uomini (38%) e inferiori nelle donne (30%). I sentimenti di precarietà sono più alti nella fascia 35-44 anni (37%), segue quella che va dai 18 ai 24 anni con il 36%, dai 24 ai 34 è timoroso il 34%, mentre dai 45 ai 54 anni il 33%. Solo il 26% degli over 55 è invece preoccupato per il proprio posto di lavoro.

Nel primo semestre di quest’anno, dati Inps evidenziano una forte riduzione rispetto al 2022 dei licenziamenti di natura economica (-18%), mentre sono in leggero aumento le cessazioni per risoluzione consensuale (+3%). Tornando al sondaggio, il 58,8% dei lavoratori lombardi pensa che nessuna professione sarà immune dall’attuale incertezza economica, mentre il 16% crede che l’uso dell’intelligenza artificiale diventerà la norma nel proprio settore nei prossimi cinque anni. Il 19,6% dei lavoratori ha preso in considerazione la possibilità di cambiare settore negli ultimi 12 mesi e il 15,5% ha pensato di avviare un’attività in proprio. L’8% degli over 55 ha pensato di chiedere la pensione anticipata.

«I tempi sono difficili, è normale che i lavoratori si sentano preoccupati temendo la perdita del proprio posto per motivi economici, ma anche con l’introduzione dell’intelligenza artificiale, che presumibilmente potrebbe sostituire alcune mansioni – ha commentato Marcela Uribe, general manager Adp Southern Europe - Le aziende dovrebbero fare di più per rassicurare i propri dipendenti, mostrando loro che gli sforzi sono riconosciuti e che le prospettive di carriera sono effettive. Non è necessariamente vero che i tagli di posti di lavoro in un’azienda significhino che altri seguiranno l’esempio o che l’automazione, l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico siano cose di cui aver paura. Potrebbero infatti rendere il lavoro delle persone più facile o più soddisfacente in futuro. Vale la pena che i datori di lavoro parlino con i lavoratori ora, per affrontare le idee sbagliate e fugare preoccupazioni inutili».

I tre motivi principali di insoddisfazione tra i dipendenti italiani sono: l’aumento di responsabilità senza un incremento retributivo (38%), il mancato avanzamento di carriera (34%) e la perdita di stimoli nel ruolo attuale (30%). Circa il 53% della forza lavoro italiana ha indicato lo stipendio come l’aspetto più importante del lavoro, la percentuale più bassa tra i Paesi europei coinvolti. Il 46% crede di ricevere un salario troppo basso rispetto alle mansioni svolte e il 44% si aspetta un aumento di stipendio da parte del proprio datore di lavoro nell’arco del prossimo anno.

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