La proposta della Cisl: «Imprese più solide se nella governance ci sono i lavoratori»

Intervista a Ugo Duci, segretario generale della Cisl Lombardia: «Il coinvolgimento non può limitarsi alle situazioni di crisi aziendale»

Il mercato del lavoro in Lombardia, dopo le difficoltà conseguenti la pandemia, è tornato su buoni livelli. Non mancano tuttavia le preoccupazioni in ambito sindacale: da un lato ci sono alcune nubi che si addensano all’orizzonte e che fanno presagire una possibile recessione nei prossimi mesi, dall’altro lato, più in generale e più a lungo termine, il mercato del lavoro in Italia e in Europa sta vivendo una fase di transizione, segnata da numerose sfide. Ne abbiamo parlato con Ugo Duci, segretario generale della Cisl Lombardia.

Segretario, dopo le criticità legate alla diffusione del Covid ed alle conseguenti problematiche economiche, la situazione è migliorata, con un ripresa iniziata nel 2021 e proseguita con più forza nel 2022. Inevitabili sono state le conseguenze positive anche sull’occupazione lombarda. In questo 2023 quale è la situazione?

Grazie al forte recupero degli anni scorsi, i livelli occupazionali nella nostra regione sono tornati all’epoca pre Covid e questo è certamente un fatto positivo. Auspichiamo tuttavia che non si tratti di una situazione transitoria e per questo occorre gettare le basi per affrontare le sfide del prossimo futuro. Parlo della transizione ecologica e delle conseguenze sul mondo del lavoro, ma penso anche alle nuove modalità lavorative, a partire dallo smart working, per tenere conto sempre più della necessità di conciliare vita privata e vita professionale. Si tratta di un’esigenza emersa in modo decisivo proprio a causa della pandemia e che può diventare un’opportunità. Ci sono poi due questioni molto importanti che vanno affrontate. La prima riguarda la grande difficoltà che le imprese stanno vivendo nella ricerca delle professionalità di cui necessitano; e il rovescio della medaglia di questa situazione è dato dal numero crescente di lavoratori che declinano offerte di occupazione. Possiamo quindi dire che c’è un’ampia zona grigia tra domanda ed offerta di lavoro su cui dobbiamo lavorare per individuare percorsi che portino soluzioni concrete. L’altra questione rilevante, a nostro avviso, è quella della partecipazione dei lavoratori alla vita dell’impresa, non solo in termini di prestazione d’opera retribuita da un salario, ma anche come contributo ideativo ed organizzativo.

Proprio su questo tema la Cisl ha lanciato una campagna nazionale di raccolta firme intitolata “La Partecipazione al Lavoro”. Ce ne può parlare?

L’obiettivo è dare finalmente attuazione, dopo settantacinque anni, all’articolo 46 della Costituzione che prevede la partecipazione dei lavoratori alla governance delle imprese. La proposta della Cisl prevede, attraverso una regolamentazione che andrà completata nella contrattazione collettiva, il sostegno a diverse forme di partecipazione, come quella gestionale, economica-finanziaria, organizzativa e consultiva, per realizzare un autentico progetto di democrazia economica. Il progresso di un’impresa passa attraverso il coinvolgimento diretto delle maestranze: non si tratta solo di eseguire ordini ma di sentirsi partecipi di un progetto. Inoltre, nei momenti di difficoltà delle imprese, viene convocato il sindacato a cui viene chiesta responsabilità: ed il sindacato, la Cisl in particolare, ha sempre dimostrato questa responsabilità. Tuttavia è evidente che i lavoratori non possono essere partecipi solo nei momenti di crisi, bensì dovrebbero essere parte attiva ed ideativa anche nella vita quotidiana delle imprese ed ottenere benefici da avanzi di gestione o utili. Questo aspetto è molto importante soprattutto per il coinvolgimento dei giovani, che devono sentirsi considerati proprio per dare un nuovo significato al proprio lavoro.

A livello nazionale è nuovamente in corso un dibattito sul sistema pensionistico. Come vede la questione?

Io penso che, dopo 41 anni di lavoro o dopo i 62 anni di età, anche in considerazione della media europea, un lavoratore abbia certamente diritto ad andare in pensione. Dico poi che occorre guardare non solo ai pensionati di oggi ma anche a quelli di domani e dopodomani, ossia ai giovani di oggi: poiché in futuro ci saranno numerosi cambiamenti di posti di lavoro, con buchi retributivi e contributivi, è necessario investire per creare una pensione di garanzia che copra queste criticità e consenta di arrivare alla vecchiaia con una pensione dignitosa. E poi è importante riconoscere ulteriori agevolazioni per le donne che hanno figli o si occupano degli anziani, perché indubbiamente deve essere premiato il grande sforzo delle donne cui viene chiesto di essere lavoratrici per contribuire al reddito famigliare, mamme che crescono i figli e figlie che curano gli anziani.

Dalla Germania arrivano segnali di una possibile recessione. Siete preoccupati?

Quando ci sono indicatori negativi per quanto riguarda l’economia e la produzione industriale, il sindacato non può fare finta di niente, anche perché i rallentamenti ricadono poi sulla parte più fragile del mondo del lavoro. Tuttavia, per il momento, non vediamo ancora segnali particolarmente negativi. Ci preoccupa la crescita dei tassi di interesse, con le pesanti conseguenze sui prestiti e sui mutui contratti dalle famiglie.

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