Sindacati frontalieri in piazza a Como: «La tassa sulla salute è fuorilegge»

La manifestazione Malgrado la pioggia, almeno 150 frontalieri hanno presidiato la sede della Regione. I rappresentanti dei lavoratori annunciano l’intenzione di presentare un ricorso alla Corte Costituzionale

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Oltre ad aver riunito per la prima volta sei sigle sindacali attive sui due lati del confine (Cgil, Cisl, Uil, Ocst, Unia e Syna oltre al Consiglio sindacale interregionale e ad una rappresentanza del Vallese e dei Grigioni), la mobilitazione di ieri mattina davanti al Pirellino ha certificato che sulla “tassa sulla salute” - che Regione Lombardia applicherà ai “vecchi” frontalieri dal 1° gennaio 2025 - si rischia un braccio di ferro sotto il profilo legale senza precedenti nella storia delle dinamiche di frontiera.

I frontalieri in piazza. L’intervento dell’Ocst.

Scenario

Questo in virtù del fatto che lo scenario prefigurato davanti a 150 frontalieri - un buon numero vista la pioggia - è quello di un ricorso alla Corte Costituzionale, in quello che i sindacati hanno definito «un percorso molto complesso che non farà bene a nessuno. È una tassa in tutto e per tutto perché incide sulla retribuzione, non una tantum, ma per sempre», hanno precisato i sindacati compatti come forse mai in passato.

A sintetizzare il concetto ci ha pensato Giuseppe Augurusa spiegando che «questa tassa, in base al parere legale chiesto dalle organizzazioni sindacali, viola tre principi, vale a dire l’universalità del trattamento sanitario, gli obblighi internazionali e non da ultimo viola il principio della doppia imposizione, questo perché tassa nuovamente quello che è già stato tassato alla fonte».

Frontalieri in piazza. L’intervento della Cgil.

Cgil, Cisl e Uil e così i sindacati ticinesi (e svizzeri) Ocst, Unia e Syna hanno chiesto al Governo a due settimane dal voto per le europee «di fermarsi, attraverso un decreto o comunque un provvedimento che stralci questa tassa».

Posizione

«Anche a Regione Lombardia chiediamo di rivedere la sua posizione e tutelare i propri cittadini», la sintesi di Augurusa, segretario nazionale della Cgil Frontalieri (al suo fianco Matteo Mandressi). Peraltro al momento senza i dati sensibili forniti dai Cantoni (Ticino, Grigioni e Vallese), questa tassa non potrà essere applicata (l’alternativa è l’autocertificazione).

Presenti - insieme al presidente dell’Associazione Comuni Italiani di Frontiera Massimo Mastromarino la deputata dem Chiara Braga e il consigliere regionale Angelo Orsenigo. «Occorrono soluzioni diverse per trattenere i lavoratori sul lato italiano del confine. Non certo incentivi derivanti dalla “tassa sulla salute” - ha rimarcato Marco Contessa, responsabile nazionale frontalieri della Cisl -. Queste soluzioni fanno il paio con un lavoro giustamente retribuito e un lavoro di qualità. L’alternativa è cercare qualcosa di diverso oltreconfine. Gli infermieri - per citare un esempio calzante - non scappano in Svizzera solo per lo stipendio.

Parola poi ad Andrea Puglia, vicesegretario cantonale di Ocst: «La “tassa sulla salute” rappresenta l’ennesima violazione della nuova intesa sui frontalieri. Abbiamo ottenuto da Berna più di un’apertura per ridiscutere il tema, ma ci vuole al più presto la convocazione della Commissione mista».

Impatto

Di grande impatto anche le testimonianze di due lavoratrici frontalieri. Da segnalare infine che secondo quanto riportato ieri da Ticinonews.ch qualora trovasse concretizzazione l’applicazione dal 1° gennaio della “tassa sulla salute”, l’Ambasciata svizzera a Roma sarebbe pronta a intervenire presso i ministeri competenti, in quanto questo provvedimento andrebbe contro i dettami degli accordi bilaterali tra i due Paesi.

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