Svolta bonus casa. In arrivo tagli e nuovi strumenti

Incentivi Le previsioni in vista della legge di bilancio. Ristrutturazione dell’abitazione principale: dal 50 al 36%. Moglia (Ance Como): «Sembra una scelta ideologica»

Como

I bonus edilizia, come previsto, si vanno assottigliando di anno in anno secondo quel ridimensionamento disegnato dal ministro Giorgetti dopo l’era del superbonus. Nel 2026, salvo correzioni, saranno portati quasi tutti al 36%. Sono invece azzerati il bonus barriere architettoniche, mobili e il residuo del superbonus.

Il dibattito

«Nessuna sorpresa, ma serve una riflessione seria sulle misure che hanno anche un valore sociale» osserva Antonio Moglia, responsabile dell’area economica tecnica di Ance Como, che ricorda come le linee guida di una contrazione delle agevolazioni fiscali per i lavori di ristrutturazione fossero già tracciate nella legge di bilancio 2025.

«Il Governo – spiega – aveva già previsto nella manovra una riduzione delle aliquote per la seconda casa da applicare nel 2025 e un’ulteriore riduzione, dal 2026, sia per la prima che per la seconda abitazione. Sapevamo che nel 2025 si sarebbe mantenuto il 50% per la prima casa e il 36% per la seconda e che dal 1° gennaio 2026 la prima casa sarebbe scesa al 36% e la seconda al 30%. Non c’è stata quindi alcuna sorpresa: era un orientamento noto, così come era noto che il superbonus, ormai al 65%, sarebbe cessato entro quest’anno».

Troppo costosi per lo Stato i bonus fiscali per le ristrutturazione, ma in alcuni casi, come per l’abbattimento delle barriere architettoniche, sembra davvero eccessivo limitare misure incentivanti. «Qui – osserva Moglia – la questione non è solo economica, ma anche sociale. Fare marcia indietro colpisce, perché questo incentivo aveva un valore aggiunto significativo. Quando fu introdotto, era stato previsto fino al 31 dicembre 2025, quindi non c’è stupirsi per la scadenza, ma piuttosto capire se ci sono margini per riprogrammarlo. Sarebbe auspicabile che la prossima legge di bilancio lo ripristinasse».

L’avvento del proibizionismo per le detrazioni ordinarie è stato però troppo veloce, in parte ingiustificato, secondo Antonio Moglia: «portare la quota al 36% o addirittura al 30% non ha senso. La detrazione del 50%, che esisteva ben prima del 110%, non ha mai generato squilibri nei conti pubblici e ha permesso ai cittadini di affrontare lavori necessari. È una misura che sostiene il comparto edilizio senza eccessi. Penalizzarla ora sembra quasi una scelta ideologica».

Intanto la Commissione Ue sta lavorando sulla direttiva “case green”, che porterà a interventi di riqualificazione energetica residenziale in tutti i Paesi membri. In questo quadro, ridurre le aliquote in Italia va in direzione contraria. Paradossalmente, il nostro Paese è tra i più avanzati, proprio grazie al superbonus 110%, che ha già coperto una parte del percorso che altri Stati devono ancora iniziare. Depotenziando gli incentivi, si rischia di frenare la continuità degli interventi.

In prospettiva

Sul fronte dei bonus minori, dal cosiddetto bonus idrico agli incentivi per le stufe di nuova generazione, la prospettiva è quella della sostituzione con altri strumenti. «Questi interventi spot – chiarisce Moglia – sono destinati a scomparire. Il Governo intende potenziare il conto termico, che funziona in modo diverso: non più una detrazione fiscale, ma un contributo diretto in denaro al cittadino che esegue lavori di riqualificazione. È un sistema già operativo, oggi limitato agli impianti, ma che per gli edifici pubblici e gli immobili commerciali ha una portata molto ampia. Per i privati vale solo per la parte impiantistica, con contributi fino al 65%».

L’effetto combinato di detrazioni ridotte e conto termico, secondo Antonio Moglia, non deve però essere letto solo in chiave negativa: «È chiaro che tutti auspichiamo il mantenimento della detrazione al 50%. Ma se il Governo confermerà le nuove aliquote, resta comunque la possibilità di sommare la detrazione per l’involucro edilizio e il contributo del conto termico per gli impianti. Chi investe in riqualificazione energetica continuerà a trovare un quadro di sostegno, seppur meno generoso rispetto al passato».

Il bilancio resta però di una netta recessione per i bonus. «La vera questione – conclude Moglia – è se la prossima finanziaria saprà distinguere tra misure con un ritorno puramente economico e misure con un valore sociale, come il bonus barriere architettoniche. Perché ridurre senza selezionare rischia di essere un passo indietro non solo per l’edilizia, ma per il Paese».

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