Un lavoro in Ticino. Le opportunità diminuite del 33%

Confine Il trend indicato da uno studio di ManPower certifica le difficoltà dopo le recenti crisi aziendali. Meno offerta in particolare nel settore manifatturiero

Un altro importante campanello d’allarme sulla tenuta dell’occupazione in Ticino - dopo le notizie sui licenziamenti (a cominciare dai 100 annunciati da Manor nei punti vendita di Balerna e Sant’Antonino) - è arrivato nelle ultime ore attraverso un dettagliato report a firma di ManPower, terza maggiore società al mondo per la ricerca di lavoro.

In base a quanto evidenziato dentro il barometro occupazionale se da un lato le prospettive in Svizzera rimangono buone, nonostante le oscillazioni del franco e una congiuntura internazionale in continua evoluzione, dall’altro il Ticino presenta l’unica prospettiva negativa su base regionale, con un outlook negativo pari al 14% rispetto all’ultima rilevazione dello scorso anno, che su base annua può essere quantificata in un meno 33% quanto ad opportunità di lavoro. E questo la dice lunga anche sull’allarme per una possibile delocalizzazione all’estero di alcune importanti realtà produttive, complice anche il nuovo accordo fiscale che ha reso meno interessante per i nostri frontalieri - soprattutto sotto il profilo economico - il posto di lavoro oltreconfine.

A livello federale, quasi il 50% delle quasi 600 imprese intervistate nell’ambito del sondaggio, propedeutico al report, ha fatto sapere di voler assumere personale tra aprile e giugno, mentre il 18% ha confermato di voler ridurre l’organico. La parola d’ordine resta comunque “prudenza”. «Lo scarto fra le due prime posizioni è di 29 punti - si legge nella nota a corredo del report -. A livello regionale il Ticino presenta la prospettiva peggiore, l’unica in negativo quanto ad Outlook, pari ad un -14%. Le altre regioni offrono indicatori compresi fra +21 (Espace Mittelland) e +50% (Lemano)». Di particolare rilievo anche il fatto che i comparti in cui regna l’ottimismo maggiore sono quelli della sanità (+44%), della finanza (+43%) nonché dei trasporti e della logistica (+42%). Per quanto concerne la sanità, viene dunque ribadito l’effetto “calamita” che la Svizzera genera sugli Stati confinanti, nonostante - per quanto concerne il nostro Paese - il nuovo accordo fiscale. Nella nota a firma di ManPower viene menzionata anche la situazione relativa ai Paesi più vicini - per relazioni commerciali e flussi di lavoratori alla Svizzera - a cominciare dall’Italia dove non viene registrato grande dinamismo in fatto di nuovi posti di lavoro (+9 il valore di riferimento per il Belpaese) al contrario di Germania e Francia i cui indicatori si attestano ad un +17 ed un +18%.

Interessante, anche in un’ottica ticinese, è lo sguardo al di là della frontiera. L’Italia è il paese confinante, fra quelli considerati a livello mondiale, che mostra il più scarso dinamismo, con indicatore a +9. Gli altri stati vicini presentato valori più prossimi a quelli della Confederazione: Germania e Austria +17%, Francia +18%. Per quanto concerne il Ticino, il calo riguarda anzitutto il settore manifatturiero, con ManPower che ha parlato di «una contrazione delle opportunità di lavoro».

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