A Como non serve un sindaco buttafuori

I buttafuori vanno bene in discoteca, un po’ meno nel Comune. E si vede. Il consigliere comunale di opposizione, Stefano Legnani, esponente di quel Pd che per il sindaco è la causa di tutti i mali (ha governato la città solo cinque anni e pur riconoscendogli una certa propensione al lesionismo, anche se perlopiù diretto a se stesso, è difficile potergli attribuire ogni civica nefandezza), ha fatto un elenco. Bocciofila: buttati fuori da quasi due anni e tutto come prima. Idem, in questo caso ci sta bene il “con patate”, per i coltivatori diretti del mercato coperto di Como. Seguono scuole a asili, con l’esito della sentenza del Tar di ieri di cui diamo conto nelle pagine di cronaca locale, le piscine: una (via del Doss) sgomberata e rimasta lì, l’altra (Muggiò) bocciata nel progetto presentato dai presunti poteri forti che per il sindaco sono come i mulini a vento di Don Chisciotte e che a quest’ora sarebbe molto “nuotabile”. Si potrebbe aggiungere l’Associazione Carducci, minacciata di sfratto con una ferocia degna di miglior causa e relativa sentenza del giudice che, di fatto, taccia il primo cittadino di “molestie”, il Luna Park, uscito dalla porta e rientrato dalla finestra sempre del Tar. Per tacere della Città dei Balocchi che neppure ha avuto bisogno delle carte bollate per ripresentarsi, dopo un primo Natale piuttosto dimesso.

Si potrebbero aggiungere l’aumento della Tari che, di fatto, fa pagare ai comaschi i danni dei turisti, la frana di Civiglio ferma lì da oltre un anno, la promessa ancora sospesa di uno sconto ai residenti sui parcheggi dopo i pur sacrosanti aumenti. Tralasciando la Ticosa, tornata a galleggiare in quel limbo dove risiede da decenni, queste sono le voci passive del bilancio di un’amministrazione che ha già girato la boa di metà mandato. Tra quelle attive potrebbe rientrare la controversa realizzazione del nuovo stadio. E adesso spiegheremo perché “controversa”. Premesso che tutti vogliamo una struttura adeguata al blasone che il Como 1907 si sta cucendo addosso grazie alla nuova proprietà, resta il dubbio che, se il sindaco, che sull’intervento vuole far, legittimamente, la campagna elettorale per il secondo mandato, dovrebbe guardare alle cose elencate qui sopra e, magari, aprirsi di più al dialogo con le varie componenti della città. Come si è visto per il luna park, il Carducci e gli asili nido, basta un ricorso per mandare tutto a carte quarantotto. E sullo stadio con gli annessi e connessi previsti dal progetto proposto dal Como 1907 c’è già chi sta scaldando i motori. E allora perché non evitare il “ciocco”?

Rapinese è diventato sindaco dopo aver mangiato per anni il pane duro dell’opposizione in consiglio comunale. Adesso però dovrebbe dimostrare di averlo digerito. Perché va bene essere sempre “contro” qualcuno quando si sta in minoranza, anche a costo di passare per il personaggio creato da Cervantes di cui sopra. Ma se si governa, sarebbe i caso di cambiare abito. E armarsi di pazienza per ascoltare più che parlare, dialogare, smussare e comprendere. In questo modo, magari, si potrebbero a casa quei risultati che il primo cittadino ama ostentare in anticipo. Il traguardo di queste corse non si raggiunge prendendo a gomitate i concorrenti. Ma magari anche percorrendo qualche tratto di strada sottobraccio. Anche perché altrimenti si rischia di fare la fine di Gianni Zurlo, il simpatico esponente del gruppo cabarettistico dei Brutos che finiva sempre con il prendere schiaffoni. Oppure se preferite, come i proverbiali pifferi di montagna.

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