A Meloni le stelle, per Schlein la polvere

Alberto Sordi è stato immenso come attore, meno nei panni del regista.

Ma in un film da lui diretto e interpretato, “Polvere di Stelle” che narra di una scalcinata compagnia di avanspettacolo durante la guerra, c’è la scena in cui Albertone dice a Monica Vitti di aver strappato un ingaggio nell’Abruzzo (dove nessuno voleva andare perché era teatro del conflitto) e si sente rispondere “Perché, ce sta ancora l’Abruzzo?”.

Ecco, questo potrebbe essere un dialogo immaginario tra Giuseppe Conte ed Elly Schlein dopo la disfatta del campo extralarge nelle elezioni regionali. Perché a loro è rimasta la polvere, mentre Meloni può godersi quelle stelle che avrebbe rischiato di vedere, ma nell’altro senso della metafora, nel caso di una sconfitta che pure, dopo l’esito del voto sardo, per molti era annunciata.

Invece Marco Marsilio, fedelissimo del presidente del Consiglio e primo esponente di FdI a conquistare una regione, è stato anche l’unico finora a guadagnarsi la riconferma, alla faccia della gaffe sul territorio bagnato da tre mari e dai frequenti ritorni dalla famiglia a Roma.

Un risultato che a gran parte degli osservatori, i quali fino al limite dell’evidenza avevano parlato di testa a testa appare sorprendente, sempre alla luce del caso Sardegna, ma forse non è così. Perché a differenza dell’isola, a L’Aquila e dintorni non era previsto il voto disgiunto, il fattore che è risultato determinante per consentire la vittoria di Alessandra Todde che pure aveva un competitor di centrosinistra, Renato Soru. Perché se si guardano i voti delle coalizioni, anche nella terra dei nuraghi e del Cannonau, il centrodestra batte gli avversari. Forse, prima di gridare a una vittoria annunciata anche in Abruzzo, sarebbe stato il caso, dalla parte del centrosinistra, tenere conto di questi fattori. Inoltre nella terra dannunziana, Salvini ha scelto di non farla ancora fuori dal vaso, non tanto e non solo per evitare problemi a Giorgia Meloni al governo, ma piuttosto per non rischiare lui, politicamente, la ghirba, il che non è detto che non accada visto che il Carroccio che pure ha preso molti voti in più rispetto alla Sardegna, è stato staccato in maniera netta da Forza Italia che può davvero cantare vittoria.

Nell’altra metà del cielo della nostra politica, al di là delle dichiarazioni di facciata, questo risultato lascerà il segno. Intanto appare difficile che i calendiani restino nell’allegra bigrata. Il loro capo sembra avere altri obiettivi e guarda a centrodestra per renderlo più “centro”.

E poi è chiaro che per i Cinque Stelle sarà più dura imporre diktat e candidati, alla luce di un risultato che li ha visti ultra staccati dal Pd che pure non è andato benissimo. Di certo, anche qui ,al contrario delle affermazioni della vigilia, il centrosinistra non è riuscito a mobilitare gli indecisi. Lo si è capito già con il dato delle 19 sull’affluenza, confermato in maniera cruda da quello definitivo che ha rivelato come siano andati ai seggi meno abruzzesi di cinque anni fa, uno su due circa, più o meno centomila elettori, per i quali si è sollevato un polverone, certo in parte spiegabile perché un risultato negativo avrebbe provocato una crisi di nervi nel centrodestra, ma sicuramente eccessivo.

Ma non è finita, perché adesso c’è la Basilicata. Del resto la madre di tutte le battaglie elettorali è sempre incinta.

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