Ha cambiato la vita di tutti, nel bene o nel male

Di fronte a lui, come a tutte le persone di successo, non si poteva restare indifferenti: o lo si amava o lo si odiava. Silvio Berlusconi, però, è andato oltre: essendo riuscito a raggiungere il top o quasi in tutti i campi calpestati: lo si poteva solo idolatrare o detestare. E tanti sono passati, nel tempo, dal primo al secondo stato d’animo o viceversa. E non solo tra la gente, come i dice “comune”, ma anche tra i politici ed è inutile fare nomi.

Quando ha buttato giù l’ormai celeberrimo “amaro calice” della discesa in politica, nel 1994, si è presentato dagli schermi televisivi ripreso attraverso una telecamera il cui obiettivo era coperto da una calza velata. Serviva a coprire i difetti. Ecco, sembra che quella calza, idealmente sia rimasta lì a celare qualcosa del Cavaliere al grande pubblico. Il lato oscuro, nonostante le innumerevoli inchieste giudiziarie e le ancor più pletoriche dicerie è sempre rimasto un po’ nascosto: quel vedo-non vedo, che, in altri contesti riesce pure a diventare eccitante: e forse lo era anche per lui.

Una delle cose certe che si possono affermare su Berlusconi Silvio è che, nel bene o nel male, ha cambiato la vita a un paio di generazione e gettato le basi per modificarla anche a quelle future. Perché ha agito nell’ambito della casa, della comunicazione, della politica e dello sport, elementi fondamentali della nostra quotidianità. Chi ha sufficienti primavere sulle spalle per ricordare il programma “Drive In” trasmesso negli anni ’80 da Italia Uno, potrà capire meglio di tutti questo concetto. In ogni settore il suo intervento ha cambiato tutto, attraverso una sua visione che poteva piacere o no, ma esisteva ed era concerta e vincente. Poi come ogni rivoluzionario che si rispetti è stato travolto dai frutti del suo stesso sovvertimento: il digitale ha terremotato l’editoria e la tv, nonché la comunicazione politica che il Cav aveva rivoltato come un calzino, la spettacolarizzazione esasperata e il business hanno trasfigurato lo sport. Lui, complice anche l’età, non è più riuscito a starci dietro e soprattutto, come diceva il vecchio Pietro Nenni, su puri che epurano, in politica, alcuni suoi epigoni, sono riusciti a fare più di lui. Il tenero tentativo, nell’ultima campagna elettorale, di sfondare con il social Tik Tok ha rappresentato davvero un “canto del cigno”.

La cosa bella è che è passato a miglior vita (ammesso, senza essere blasfemi che davvero possa esserla, data quella vissuta da lui) senza che il suo conflitto di interessi, di cui si è straparlato fin dal giorno del debutto in politica, sia mai stato risolto. Un unicum nelle democrazie occidentali.

Da una televisione condominiale via cavo ha creato un impero delle comunicazioni, ha portato un glorioso club calcistico sull’orlo del fallimento (all’epoca il Milan non riusciva neppure a pagare il conto del macellaio) sul tetto del mondo vincendo, tra l’altro, 5 coppe dei campioni, tre più dell’avvocato Agnelli che lo considerava, all’inizio, un parvenu. Ha fondato un partito per disperazione, dopo non essere riuscito a mettere insieme un’alleanza credibile alternativa ai post comunisti e ha vinto le elezioni al primo colpo, dopo essersi sentito apostrofare come “il ragazzo coccodè” e con pochissimi analisti politici che avrebbero scommesso una lira sul suo successo. Anzi.

Se Giorgia Meloni è dove si trova ora, molto è dovuto a Berlusconi. Che non solo ha sdoganato il vecchio Msi, parcheggiato al di fuori del cosiddetto “arco costituzionale”, ma ha anche inventato il centrodestra com’è concepito adesso, che senza di lui rischia di trasformarsi in un destracentro o addirittura in una destradestra con poche stimmate liberali, visto che l’inclinazione maggioritaria su cu sembrava indirizzata la politica, quando lui si era affacciato ad essa, non ha trovato un compimento. In politica estera è stato una rivelazione: al di là delle corna e dei lazzi durante i meeting internazionali, ha sempre avuto ottime intuizioni: anche, per stare nell’attualità, sulla Russia del suo amico Putin.

Questi sono risultati. Come poi Berlusconi possa averli raggiunti è oggetto di numerosi fascicoli giudiziari e non solo. Ma appare difficile che la storia faccia giustizia del tutto. In politica ha mancato, ma non di molto, il traguardo supremo: la presidenza della Repubblica. In politica è emerso anche il suo maggior limite, quello di credersi “dopo di me il diluvio”. E con ogni probabilità sarà così. Perché Berlusconi non ha mai voluto designare del tutto un erede, oppure come Crono, se li è divorati tutti: da Fini, a Formigoni, ad Alfano ecc… Forse con il pacioso Antonio Tajani non ha fatto in tempo. Ma è difficile che il ministro degli Esteri non si divori da solo. Perché Forza Italia, creatura nata con Silvio Berlusconi, sembra davvero destinata ad estinguersi assieme a lui. Di certo senza il Cavaliere, nella politica italiana, e non solo per quanto riguarda la maggioranza, nulla sarà più come prima.

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