La Meloni europeista si allontana da Salvini

Già, adesso chi glielo dice a Salvini? Perché Giorgia Meloni è per lui “Giorgia in his mind” (nella sua mente parafrasando il brano di Ray Charles), ma nel senso di tarlo che rode. Soprattutto erode, il consenso leghista. E la distanza tra i due, già ampia, al di là della convivenza forzata al governo, si è ancora più allargata dopo che il premier di FdI è di fatto entrata nella storia dell’Unione Europea, con una mossa politica che il suo vice del Carroccio non avrebbe probabilmente neppure tentato di fare.

Quel che è accaduto l’altro ieri nel palazzo di una Bruxelles assediata dai trattori è davvero un passo epocale. L’Europa, per la prima volta, ha assunto il ruolo di leader della politica estera mondiale a scapito degli Usa, zavorrati dall’incombente Trump di nuovo alla Casa Bianca. Il Consiglio europeo, l’assemblea che raduna i capi di Stato e di governo del Vecchio Continente, ha deciso uno stanziamento di 5 miliardi di euro a favore dell’Ucraina. Tutto questo mentre le cassaforti del governo Usa sono imbrigliati dai dubbi repubblicani. Si sa che il Consiglio europeo può decidere solo all’unanimità. E anche che il leader ungherese Orban era contrario. Ebbene Meloni che con lui ha un buon rapporto che speriamo possa giovare anche al destino di Ilaria Salis (altro fronte su cui c’è una distanza con Salvini) lo ha persuaso, assieme ai francesi Macron e al tedesco Scholz, a dire sì.

Ed è stato questo un altro sdoganamento della destra italiana: ora Meloni è a pieno titolo nel salotto buono dell’Europa, lo stesso che Salvini vorrebbe terremotare. Il rapporto tra il nostro premier e Ursula von Der Layen è sempre più stretto e vedremo quale sarà la posizione del gruppo dei conservatori europei (presieduto dalla stessa Giorgia e in cui ora è entrato anche Orban) di fronte a un’eventuale bis della presidente della Commissione europea dopo il voto di giugno, magari in un’alleanza che comprenda ancora i Socialisti. Eventualità quest’ultima, esecrata dal “Capitano” leghista che, oltretutto, appartiene a un’altra famiglia a Strasburgo, quella ultra sovranista che comprende anche la francese Le Pen e l’ultra destra tedesca di Alternative für Deutschland. È inutile ribadire che i destini europei sono separati da quelli italiani e non sarebbe la prima volta in cui vi sono partiti che stanno assieme a casa nostra mentre stanno separati oltrefrontiera. Ma se si guarda alla linea politica nei confronti del Vecchio Continente, le differenze sono sempre più evidenti. Non si sa se la mossa di Giorgia Meloni le gioverà dal punto di vista elettorale: magari potrebbe conquistare qualche consenso moderato e perderne tra gli euroscettici, ma probabilmente non cambierà molto. Altro discorso nel caso di una candidatura del premier alle elezioni europee di giugno: qui i sondaggi si sbilanciano a parlano di un chiaro effetto positivo sui consensi di Fratelli d’Italia, a scapito, ovviamente, degli alleati e in particolare della Lega che a lei può contrapporre solo il generale Vannaci visto che Salvini ha già comunicato che non sarà della partita, e si può capire il perché. Con ogni probabilità la svolta europeista di Giorgia è determinata anche dalle spalle larghe, irrobustite da un consenso elettorale che le fa credere, e finora non a torto, di poter fare qualunque cosa, anche ribaltando posizioni assunte in precedenza, quando si trovava all’opposizione. Così non è per Salvini che, ogni volta che si esprime, rischia di andare a sbattere contro le sue precedenti e contrarie affermazioni. Ora si tratta di capire cosa succederà dopo le elezioni europee: tira aria di una resa dei conti: attorno a Salvini e tra il leader leghista e il presidente del Consiglio.

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