La nostra ricchezza
non solo materiale

“Siete ricchi, ricchi”, disse Papa Giovanni Paolo II ai comaschi all’inizio della sua storica visita del 1996. Una ricchezza materiale, che il Santo Padre aveva avuto modo di notare dall’elicottero che lo portò allo stadio Sinigaglia, a cui si unisce quella spirituale. Sono tanti i santi e i beati del nostro territorio a cui presto si unirà, com’è auspicabile, anche don Roberto Malgesini, martire della fede. E la nomina a cardinale di monsignor Oscar Cantoni, vescovo di Como e comasco del lago da parte di Papa Francesco, non è forse disgiunta da tutta questa ricchezza spirituale che ci circonda e di cui forse noi ci accorgiamo troppo poco.

Magari il pontefice che arriva dalla fine del mondo, dall’Argentina, ha voluto farci capire questo con la scelta che ha colto di sorpresa anche l’interessato, impegnato, mentre apprendeva la notizia, nel suo ordinario compito di pastore: stava cresimando alcuni ragazzi.

Dobbiamo accogliere con gioia l’inserimento di monsignor Cantoni tra principi della Chiesa, coloro che sceglieranno il successore dell’attuale vicario di Gesù Cristo. E se Francesco ha individuato anche il nostro vescovo per questo importante compito, non l’ha fatto per caso. Significa che si fida molto della sua capacità di discernimento e della fede sempre anche molto concreta di “don Oscar”, come lo chiama chi lo conosce bene.

Di fatto il Papa ha affidato anche al presule lariano il futuro della Chiesa mondiale, che evidentemente vuole concreta, schietta e sincera: perché questa è la cifra del vescovo Cantoni. Un pastore che sa arrivare al cuore dei fedeli con parole semplici, ma efficaci che restano. Le sue omelie e i suoi discorsi lasciano poco o nulla alla retorica, all’ampollosità, vanno dritti all’obiettivo. È un sacerdote che sa farsi capire senza essere scontato o superficiale, monsignor Cantoni.

Non è stato facile il suo mandato alla guida di una diocesi ampia e complessa come quella di Sondrio.

La morte tragica di don Roberto Malgesini, quella di don Renato Lanzetti, portato via dal Covid a 67 anni e altri vicende, di cui non è mai stato responsabile, hanno segnato in maniera profonda il nostro vescovo.

Che è però andato avanti con il passo concreto e deciso del “laghèe” qual è, in testa alla sua comunità, evitando inciampi o tentennamenti e senza fermarsi anche di fronte a correnti di pensiero, pur diffuse, che andavano in una direzione diversa dal suo magistero e da quello della Chiesa. C’è da essere certi che “don Oscar” non cambierà: continuerà nel suo mandato pastorale come ha fatto finora e sarà sempre possibile incontrarlo mentre esce dal Duomo o dall’arcivescovado e cammina con spasso svelto per le vie della città. Oppure vederlo comparire a sorpresa in una parrocchia e in un oratorio.

Monsignor Cantoni porta il territorio comasco nella storia: da secoli non accadeva che a un presule comasco toccasse l’onore e l’onere di cingere la porpora.

Dobbiamo gioirne con fierezza ed umiltà. Anche perché, negli ultimi anni, la nostra comunità non è sempre balzata alla ribalta per situazioni positive. E forse, questo riconoscimento alla nostra guida spirituale deve ricordarci un po’ di più che la ricchezza che conta non è sempre e solo quella materiale.

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