Mascherine: Io speriamo
che me la cavo

La fine dell’obbligo di indossare la mascherina all’aperto è un po’ come buttarsi con il paracadute: c’è la quasi certezza che si aprirà ma potrebbe anche accadere il contrario, e allora sarebbero dolori. E forse il diffondersi della variante Delta (ex indiana) rende anche il grande ombrello meno sicuro.

Se in Italia, al di là del delirio di ordini e contrordini su AstraZeneca, delle vaccinazioni eterologhe e delle scorte che si assottigliano, la campagna vaccinale e il caldo estivo stanno mettendo il virus alle corde, dall’estero arrivano notizie molto preoccupanti.

Al di là del Regno Unito - dove la variante sta dando la linea a BoJo - inquieta l’Australia, isola in cui un rigidissimo lockdown aveva portato all’azzeramento dei contagi, che ora purtroppo sono ripresi. E anche Israele - fino a poco tempo fa indicato come modello inarrivabile per quanto riguarda la somministrazione delle dosi, con l’ormai ex premier Netanyahu che chiamava direttamente le case produttrici per rifornire il suo Paese - è ripiombato nell’incubo.

Certo, in Italia il governo si muove sulla scorta delle indicazioni del Cts modificato nella composizione da Draghi e sta riaprendo tutto. Del resto, l’indice di contagio resta basso anche se non scende da un po’ e poi, come ripetono tutti quasi fosse un un mantra: “Abbiamo settimane di vantaggio” rispetto ai Paesi dove il Covid variato si è ripreso la scena alla grande. Un refrain già sentito altre volte e non foriero di buone notizie. Perché viene da chiedersi come le stiamo usando queste settimane di vantaggio. Ah, saperlo. Ci dicono che sequenziare la variante Delta è complesso e oneroso, ma che ci stiamo provando. Basterà?

Intanto da oggi tutti con il volto visibile all’aperto. Una liberazione, anche se dovremmo ringraziarle queste benedette mascherine: non solo ci hanno protetto dal Covid, ma anche salvato dall’influenza e, secondo uno studio, persino dal morbillo, che ha un indice di contagiosità pari a 25 e ora sembra sparito. C’è da essere certi che, se la situazione non precipiterà, qualcuno, specie in inverno, continuerà comunque a circolare a volto in parte coperto. Così come da oggi non mancheranno gli eccessi di libertà da mascherina che - è bene ricordarlo - va tenuta sul volto in caso di assembramenti. E hai voglia... Purtroppo essere liberi dopo un lungo periodo di costrizioni finisce spesso per produrre delle imprudenze. Basta vedere quanto accaduto a Maiorca, con gli oltre ottocento ragazzi in gita contagiati. Qualcuno si ricorda che anche l’estate scorsa la ripartenza del Covid cominciò dalla Spagna?

Senza voler apparire gufi, c’è da riflettere. Del resto, in qualche modo bisogna ripartire. Fermare ancora l’economia, con i segnali di ripresa che si manifestano, sarebbe catastrofico. Anche per questo si spinge all’estremo la campagna vaccinale, con tutte le incognite di una prassi molto più rapida del consueto. La guerra giustifica misure eccezionali e magari anche qualche “distrazione” sugli effetti collaterali.

È meglio non dimenticare che nella tragica primavera del 2020, nei reparti di Terapia intensiva, toccava fare l’atroce scelta tra chi salvare e chi no.

In questa situazione, dove la normalità è ancora qualcosa di evocato e anelato, resta solo una considerazione. Chi decide di non vaccinarsi, con ragioni anche comprensibili, poi non può invocare la sfortuna se viene colpito, in forma seria, dal virus. La differenza, rispetto all’anno scorso, è che adesso le armi per difendersi dal Covid ci sono. Come tutte, presentano un tasso di pericolo per chi le maneggia. Ma, fra le tante incertezze, è unanime il convincimento che funzionino. Però alla fine siamo al rischio del “Io speriamo che me la cavo”. Sarà forse anche per questo che abbiamo un ministro della Salute che si chiama Speranza. Allora sperem.

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