Palazzo Cernezzi
Una crisi tra fantasmi

“Revenants”, in francese fantasmi. Così Vittorio Emanuele III definì i vecchi liberali spazzati via dal fascismo. Adesso bisogna capire cosa servirà, si spera certo qualcosa di diverso, per liquidare la vergogna di palazzo Cernezzi. Fantasmi anche lì, di cui ai cittadini importa nulla. O volete dirci che siete appassionati alle mene del gruppo di Forza Italia che fa i dispetti al sindaco e al resto della maggioranza senza neppure sapere perché? Vi importa qualcosa del sindaco Mario “pesce in barile” Landriscina che ci ha tenuto a farci sapere che lui si sta occupando del Coronavirus? Si spera come medico, dopo aver blindato il Comune e averlo allontanato ancora di più dalla realtà di tutti i giorni di una città lasciata allo sbando. Volete andare così? Con il teatrino della maggioranza capricciosa che ruba la scena a un’opposizione impotente e disoccupata che cerca di dire qualcosa ma cosa volete che dica?

È talmente evidente ciò che non succede o meglio che non accade in Comune. Un palazzo popolato da fantasmi che hanno finito per intimorire i pochi viventi della giunta più evanescente della storia di Como. Anche coloro, tra gli assessori, che tentavano di fare qualcosa di buono per la città sembrano demordere, im mezzo agli ululati e allo stridor di catene trascinate che si ode nei corridoi del Municipio. Sì, forse portarlo davvero in Ticosa, luogo simbolo di anime morte, ma con questa amministrazione ancora in carica, potrebbe essere la miglior soluzione. Così ce lo dimentichiamo del tutto come ormai ci siamo scordati dell’area dismessa in cui sono rimasti giusto, lo abbiamo appena scoperto, quattro gatti. Cosa chiede Forza Italia? Posti, ascolto, attenzione? Ma chissenefrega. Cosa risponde Landriscina: nì? E sti…? Cosa fanno quelli di Fratelli d’Italia e la Lega che dovrebbe essere il motore politico? E la lista del sindaco con gli eventuali assessori sacrificandi per placare i presunti appetiti azzurri? Ma pensiamo davvero che siano queste le cose importanti? Anche se non ci fosse il Coronavirus a rubare la scena, ci saremmo accorti che c’è vita in via Vittorio Emanuele? No. Perché ce n’è davvero poca e tutta sprecata in questioni che poco hanno a che fare con i bisogni di Como e dei comaschi, caso mai di qualche conventicola che la sua fettina se l’è portata a casa. Anche di loro importa punto. Certo, volessero davvero come dicono tutti senza neppure farsi scappare da ridere, fare l’interesse della città sarebbe il caso che si togliessero dai piedi. Forza Italia dovrebbe avere il coraggio di portarsi a casa la spina, anziché giocare a staccarla e riattaccarla come un bambino che non sa di rischiare la scossa. O il primo cittadino, anziché farsi sballottare di continuo potrebbe fare il beau geste. “Sapete che c’è – direbbe magari -. Io ci ho provato a fare il sindaco, avevo tutte le migliori intenzioni. Ma non è stato possibile. Senza star qui a vedere chi ha cominciato per primo o chi ha sbagliato più forte, andiamocene a casa e sia finita lì”. Forse stavolta arriverebbero davvero i 92 minuti di applausi fantozziani della corazzata. E l’immagine se non del sindaco almeno dell’uomo, ne trarrebbe giovamento. Valuti lui se una poltrona presente o futura valga di più della cottura a fuoco lento a cui lo stanno costringendo anche i suoi alleati che potrebbe andare avanti per il resto del mandato, con il rischio che il poco fatto trascolori del nulla. Per fortuna che alla fine di questa storia non importa a nessuno, altrimenti sarebbe proprio una collezione di brutte figure. Di cui magari i comaschi che prima o poi a votare per il sindaco e il consiglio comunale torneranno, serberebbero memoria. Poi dicono che il Coronavirus è una disgrazia...

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