Secondo lotto: facciamoci
due risate

Quando un giornalista riesce a sollevare un po’ di polvere, significa che ha svolto un buon lavoro. E così ha fatto Gisella Roncoroni che, sul nostro e vostro quotidiano, ha tirato su quella accumulata sopra il dossier del secondo lotto della tangenziale di Como. Perché non bisogna dimenticare che, se si potesse convertire una promessa in un chilometro avremmo una strada che arriva fino a Trieste e al confine orientale d’Italia. Purtroppo le promesse sono solo parole. Ma tornando alla polvere - qui il problema non è la stampa bellezza, ma la politica - bisogna capire, una volta sollevata, dove va a ricadere. Fosse almeno servita come cenere a cospargere il capo dei rappresentanti del popolo. Quelli che ci hanno conditi di impegni mai mantenuti, lasciando la città di Como come un mutilatino con il suo moncherino di tangenziale perduto nel “selvaggio est” della zona di Albate, in attesa di un miracolo. Eh sì ci vorrebbe davvero qualcosa di divino non per ridare, ma per dare alla strada la sua normalità. Quella di un’opera che davvero sarebbe un balsamo per il traffico di attraversamento di Como e di conseguenza, anche dei polmoni dei sui abitanti.

Invece, la polvere sollevata dalla valente collega è stata respinta al mittente dopo essere stata soffiata nei tromboni. Certo, hanno tutti ragione, anche quelli che si sentono in rampa di lancio per la prossima elezione del sindaco di Como E allora.. . C’è chi parla dell’errore nello stralcio del secondo lotto dal primo. Ma il responsabile di quell’errore è la Regione Lombardia, governata anche all’epoca dalla maggioranza di cui fanno parte i partiti che esprimono coloro che dispensano profferte e recriminazioni. Poi qualcuno sostiene che bisogna far inserire l’intervento dal ministero competente (quello di Salvini, per intenderci) nel contratto di programma con l’Anas. Non è che il secondo lotto della tangenziale può diventare un’opera accessoria del ponte sullo Stretto? Accidente, facciamo fatica a mandare avanti i cantieri già avviati (il minuetto sulle “volate” della Variante Tremezzina è lì a dimostrarlo), figurati se ne danno altre a un territorio che vanta una collezione di pernacchie milanesi e romane che vale quasi come il tesoro di Napoleone sottratto al Louvre. Infine, c’è l’opposizione, atavica, in Regione, che giustamente rimarca le promesse del fronte avverso al governo da parecchi lustri nei vari grattacieli meneghini. Va detto, che nel mentre, a Roma si avvicendavano esecutivi egemonizzati dal Pd. Ma nessun segnale concreto è mai giunto. Insomma di fronte alla polvere sollevata, ci sarebbe piaciuto scrivere un “bel tacer”, nell’attesa messianica che qualcuno, stimolato dalle particelle volanti arrivasse con qualcosa di concreto.

La verità sul secondo lotto l’aveva invece svelata, a chi scrive, un grande ex della Prima Repubblica, ormai davvero più rimpianta che vituperata. “Sai cosa dimostra che non si farà mai?”, aveva detto. “Perché da tempo tra i vertici di Pedemontana non c’è nessun rappresentante del nostro territorio”. Aveva ragione, ahinoi.

Allora il compianto Massimo Troisi potrebbe chiosare che non ci resta che piangere. Invece è meglio opporre a queste parole destinate ad accrescere la mole di polvere per disperdersi nel vento, sonore risate. Due risate, come i lotti della tangenziale monca e infelice.

P. S.: a proposito, tra breve parte il pedaggio per il secondo lotto della Milano-Meda. Se ne sono scordati i nostri eroi?

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