Un altro lockdown
per noi laghee

Questa parte del lago, nel corso degli anni, è stata più volte colpita da sconvolgimenti climatici, ma, a mia memoria, non era mai successo che entrambe le sponde, per così tanti chilometri subissero una tale distruzione.

La situazione è devastante, lo abbiamo visto tutti: strade che sono diventati fiumi, automobili che sono diventate canoe, frane: in certi punti quella che era la strada alta è diventata la strada bassa.

In poche ore abbiamo visto un’altra Italia: mentre la amatissima Sardegna brucia noi qui, paradossalmente, ci ritroviamo a fronteggiare un diluvio. Moltrasio, Brienno, Colonno, Argegno, di là Blevio, Lezzeno... Avevo seguito con il binocolo le operazioni di recupero con l’elicottero quando si credeva che fosse precipitata una moto nel lago e, per fortuna, quello era solo un falso allarme: adesso, in due giorni è successo tutto. Acqua dappertutto: io guardo le montagne sulla sponda opposta e vedo fiumi, addirittura valli che prima non esistevano. È incredibile guardare una montagna che hai sempre visto, tutti i giorni della tua vita, che conosci perfettamente e che, all’improvviso, vedi solcata da autentiche cascate. E poi ovunque ti giri vedi carcasse di alberi, senza contare le cose che l’acqua e il fango si portano via, automobili, motociclette, bici.

Hanno fatto bene a chiudere le strade, certo, e da questa parte, inoltre, in un momento in cui si sta discutendo con non poca apprensione di quello che accadrà quando ci sarà la chiusura della statale Regina per permettere la Variante della Tremezzina, questa situazione mette ancora più apprensione. È come se la natura volesse prepararci a cosa vuol dire rimanere isolati un’altra volta. Adesso è importante seguire quelle che sono le indicazioni della protezione civile: l’allerta meteo c’è, non è terrorismo, bisogna stare tutti cauti, attenti.

Dobbiamo rintanarci un’altra volta e anche a questo siamo stati abituati in questo anno e mezzo di lockdown più o meno stretto. Anche in questo caso c’è stato chiesto di essere ragionevoli e disciplinati. Ci siamo addestrati per tanti mesi ai sacrifici, al non muoversi di casa se non necessario, e devo dire che in questo momento c’è poco da stare tranquilli perché si sente una sirena dietro l’altra. Però, in questo caso, almeno il motivo che ci costringe a stare in casa è evidente: il disastro, la devastazione sono davanti agli occhi di noi tutti.

Quindi dobbiamo rinchiuderci anche se, ovviamente, c’è chi deve muoversi per forza: per lavoro, per vivere... Mi sento molto vicino ai direttamente colpiti e, in qualche modo, sono direttamente colpito anche io perché anche qui crollano alberi, tuona, ci sono fulmini, acqua, grandine, devastazione. Un invito che è anche una raccomandazione: ho visto tantissimi filmati, in queste ore, alcuni realizzati dalle finestre, ma altri fatti da persone che si trovavano, letteralmente, sull’orlo del pericolo. Non fatelo! Non rischiate la vita per qualche minuto di video da condividere sui social. Ci penserà la Protezione civile con i droni a documentare tutto, per capire dove intervenire. Se vedete che a tre metri da voi, dove c’era una strada asfaltata, adesso c’è un fiume di acqua, melma e detriti, non state lì a guardare e ad aspettare che vi travolga: scappate via, come se foste in montagna con una slavina. Insomma, cerchiamo di essere cauti e fare ciò che è ragionevole fino a quando la situazione non si normalizzerà e, ancora una volta, teniamo duro.

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