Vannacci e Scurati opposti ma uguali

In un libriccino giustamente celebre del grande storico dell’economia Carlo M. Cipolla si elencano le leggi fondamentali della stupidità umana.

Nel formidabile divertissement intellettuale, stampato in poche copie alla fine degli anni Settanta negli Stati Uniti come regalo di Natale per gli amici e poi pubblicato alla fine del decennio successivo con il titolo “Allegro, ma non troppo”, Cipolla divideva, con tanto di grafici, ascisse e ordinate, gli esseri umani in quattro categorie principali: gli sprovveduti, gli intelligenti, i banditi e gli stupidi. I primi compiono un’azione da cui ricavano una perdita per sé e un vantaggio per un altro, i secondi un vantaggio per entrambi, i terzi un vantaggio per sé e una perdita per un altro, i quarti una perdita per sé e pure l’altro.

Una trentina di paginette di intelligenza e ironia purissime, un piccolo Vangelo laico da mandare a memoria e utile come null’altro al mondo per analizzare i comportamenti dei nostri simili e per gestire il personale negli uffici (e nelle redazioni, soprattutto). Una pedagogia senza tempo tornata alla mente in questi giorni di polemiche mediatiche, tanto virulente quanto ridicole, a proposito della censura ai danni dello scrittore Antonio Scurati, autore di una monumentale biografia romanzata della vita di Mussolini e già vincitore del premio Strega.

Il caso è noto. Scurati avrebbe dovuto tenere in Rai un monologo sul 25 aprile, che nella parte finale giudicava con durezza la scarsa “trasparenza” del presidente del consiglio sul tema dell’antifascismo eccetera eccetera. Bene, premesso che uno dentro i confini del codice penale può dire un po’ quello che vuole, se il monologo fosse stato trasmesso in quel programma dagli ascolti non proprio eccezionali nessuno se ne sarebbe accorto. Invece, a quel punto, è saltato fuori il classico funzionario imbecille (in questo caso di destra) che, accecato dalla voglia di leccare i piedi al capo, ha pensato bene di impedirne la messa in onda con una serie di scuse grottesche, regalando così un rigore a porta vuota a Scurati, a tutta la trombonissima retorica antifascista, a tutta la demagogia terrazzista e salottista degli antropologicamente superiori e allarme! allarme! e attenti all’onda nera e attenti al nuovo regime e attenti al vile attacco alla libertà di espressione e bla bla bla causando quindi un danno a se stesso - ora probabilmente lo cacceranno a pedate - e pure al suo premier di riferimento, che ha dovuto affannarsi a pubblicare addirittura sui suoi social il monologo censurato. Lo stupido di Cipolla di cui sopra, appunto.

Il problema è che gli stupidi sono tanti. Sono frotte, squadriglie, legioni. Basti ricordare altri due poveracci, oltretutto parlamentari, che poche settimane fa avevano attaccato in tutte le sedi lo sconosciuto romanzo di una sconosciuta scrittrice dedicato alla strage di Acca Larentia e, ovviamente, candidato pure lui allo Strega. Anche qui, stessa manfrina. Nessuno lo avrebbe letto, nessuno se ne sarebbe accorto. Invece i due strateghi della nuova destra intellettuale, invasati dall’orgasmo di esibire il loro servilismo a tutto tondo nei confronti della povera Meloni (però, anche lei: ma che gente si sceglie? da che gente si fa circondare?) hanno fatto danno a loro stessi, facendo la figura degli inutili idioti, e un danno alla sempre più malcapitata Meloni. E siamo ancora al tipo 4 del grande Cipolla.

Ma non è finita. Perché i cretini, come ovvio, abbondano pure a sinistra, visto che forse qualcuno si è dimenticato che il libro che ha lanciato nell’iperspazio delle Pleiadi il generalissimo Vannacci (peccato che Monicelli sia morto, altrimenti ci avrebbe girato “Vogliamo i colonnelli” parte seconda) non se lo era filato nessuno (e ti credo: tesi da terza media, scrittura da terza elementare) fino a quando un cervellone di “Repubblica” ha deciso di lanciare l’allarme del nazifascismo rinascente e del razzismo imperante, regalando così al parà giustamente irriso dal ministro Crosetto il più clamoroso degli assist per costruirci sopra il personaggio anti sistema, anti casta, anti poteri forti, vicino al popolo, alla massa, alla gente e via masaniellando. Un altro caso dello stupido di Cipolla.

Il fatto è che noi perdiamo del gran tempo pensando che i temi dirimenti della politica e della vita sociale italiane siano il destrismo e il sinistrismo o, per dirla con il linguaggio da osteria dei talk show, il fascismo e l’antifascismo. Ma questa è tutta fuffa, tutta roba superata, tutta retorica da retrobottega. Gli unici veri ingredienti del fanghiglioso minestrone della repubblica delle banane sono il cretinismo e il leccapiedismo. Che, come rimarcava il grande storico, non fanno altro che produrre danni tremendi ai rispettivi capi oltre che garantire carriere clamorose a mostri mediatici che senza il cretinismo e il leccapiedismo di cui sopra non sarebbero mai esistiti.

Se osservate con attenzione la faccia, le espressioni, i tic e il linguaggio del corpo di Scurati c’è da spaventarsi - ma anche da sganasciarsi – per la trasformazione antropologica che lo ha deformato da quando gli è stata regalata sul piatto d’argento la parte della vittima della dittatura: Scurati che scimmiotta Matteotti, Scurati che gli squadristi mi minacciano, Scurati che mi pedina l’Ovra, Scurati che è votato al martirologio, Scurati che lancia la stampella contro il nemico, Scurati che grida “Viva l’Italia!” di fronte al plotone di esecuzione, Scurati a Ponza e Favignana, Scurati con la corona d’alloro, con la fascia tricolore, con la falce e il martello, la targa alla memoria di Scurati, anzi, la lapide, anzi, la statua equestre, Scurati che sale in montagna, Scurati che va a Dongo, Scurati che sembra Vannacci, certo, diverso e opposto, ma che assomiglia proprio a Vannacci - anche perché a forza di andare a sinistra poi uno si ritrova a destra – insomma, Scurati che è tale e quale a Vannacci. Anzi, Scurati “è” Vanacci, questa è l’unica verità.

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