Sindy, bloccata al quinto piano. Ascensore rotto, niente scuola

Il caso Sempre fermo (nonostante le promesse) l’impianto delle case Aler di via Di Vittorio. Un guaio per una ragazza con problemi di deambulazione e per gli anziani dello stabile

Como

Ieri Sindy è rimasta a casa da scuola, piangeva, le gambe a risalire cinque piani di scale a piedi le fanno male. L’ascensore nelle case popolari di via Di Vittorio, al civico numero 13, è fuori uso da sei mesi. Al mattino il papà se la carica in spalla e scende così un centinaio di gradini, al ritorno dalle lezioni però non sempre riesce ad essere presente, deve lavorare. La ragazzina di 19 anni, disabile dalla nascita, deve raggiungere un istituto scolastico superiore a Lurate Caccivio. Ogni tanto l’accompagna la Croce Rossa con l’ambulanza, il trasporto però non comprende le maledette scale. La mamma quindi la sorregge, ma il peso è troppo per prenderla in braccio. Ha provato a chiedere aiuto ai vicini, i più però sono anziani e loro stessi faticano ad uscire di casa da Natale, da quando si è rotto l’ascensore. Più precisamente era il 21 dicembre.

La signora Anna Vignola, per esempio, ha problemi di deambulazione e di respiro, ormai esce dal suo appartamento soltanto per andare dal medico. Per riuscirci usa questa tecnica: varca la soglia di casa con una seggiola in mano. La lascia di sotto, a pian terreno, così quando deve tornare al terzo piano ad ogni pianerottolo si ferma, si siede e riprende fiato. Con tutta questa trafila tra su e giù passano anche intere mezz’ora. La signora Stella Villanova invece proprio non ce la fa, ha ottant’anni e la spesa se la fa portare ogni tanto dal figlio, a piedi ovviamente, su per le scale con le borse. Stessa situazione per un residente con una distrofia, entrato nelle case popolari di via Di Vittorio paradossalmente dopo che si è rotto l’ascensore.

Raccolte segnalazioni e lamentele, Aler aveva promesso un rapido intervento, ma dopo avere eseguito il loro sopralluogo i tecnici avevano spiegato ai residenti che mancava un pezzo, difficile da reperire sul mercato. Quindi a marzo, dopo un primo articolo di giornale, e rifatto il sopralluogo, sempre Aler aveva di nuovo promesso che la questione sarebbe stata risolta entro maggio. «Mia figlia fa fatica, non vuole più andare a scuola – racconta la mamma di Sindy, Pazience Isere, di origine nigeriana e residente a Como da tanti anni – l’ascensore non va da tanto tempo, potessimo avere una casa a pian terreno sarebbe meglio».

«La maggior parte degli inquilini di questa palazzina, come me, rinuncia ormai ad uscire di casa – dice Vignola – salvo andare dal medico o farsi portare la spesa. Abitiamo qui dalla fine degli anni settanta, da quando queste case sono state costruite. Un disagio del genere non l’avevamo mai vissuto». Secondo Aler serve sostituire completamente l’ascensore, non solo, bisogna intervenire anche sulla parte elettromeccanica, pulsantiere comprese, cambiando anche le porte. Un fatto che gli uffici «consapevoli dei disagi che possono derivare da una situazione di questo tipo, soprattutto per gli inquilini con particolari esigenze di mobilità» si stavano adoperando per «ridurre al minimo i tempi di ripristino».

«A noi è stato assegnato l’appartamento a marzo, quindi mesi dopo che si è rotto l’ascensore – racconta Marcella Baffumo – peccato che mio fratello, 57 anni, ha la distrofia e non riesce a fare le scale. Non è in carrozzina, è vero, ma fa troppa fatica. Avessi saputo che l’ascensore è rotto non avrei accettato un alloggio al terzo piano».

© RIPRODUZIONE RISERVATA