Voto a como “patata
bollente” per la destra

Le elezioni comunali a Como, sempre più vicine, per il centrodestra rischiano di diventare una sorta di “ciapa nò” quel gioco di carte in cui bisogna evitare le prese. Come sembrano lontani i tempi dell’ultima consultazione, quando, in largo anticipo sui fronti avversari, fu estratta dal mazzo la carta, allora considerata pesante e, come poi è accaduto, vincente, di Mario Landriscina che prima di cingere la fascia tricolore era considerato un candidato di grande appeal.

E adesso, nonostante l’appannamento dovuto alla poco esaltante azione amministrativa, il sindaco resta in campo, come un convitato tutt’altro che di pietra dentro l’alleanza. Questa volta a muoversi per tempo sono stati i rivali: il civico Alessandro Rapinese per cui la campagna elettorale è un servizio permanente effettivo, e Barbara Minghetti con il suo frastagliato centrosinistra. Quest’ultima da giorni in “tournée” nei quartieri della città, ha addirittura reso noti i nomi della lista civica che l’ha candidata per prima, roba mai vista da quelle parti.

Nel centrodestra continua l’opera di’incenerimento, per fortuna solo politico, degli aspiranti primi cittadini. L’ultimo è il povero Stefano Molinari, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, rimasto sulla graticola per tre mesi e poi ritiratosi con la stessa spontaneità di una fioritura da talea, perché poco apprezzato dall’alleato leghista. Adesso su una passerella che somiglia molto all’asse di un bucaniere pirata, ci sono, in prima fila, l’assessore Marco Butti e l’ex comandante della polizia locale cittadina Vincenzo Graziani. Segue il gruppo, da cui si è subito sfilato Silvio Santambrogio, ex presidente degli “Amici di Como”.

L’impressione è che forse la principale poltrona di palazzo Cernezzi non faccia molto gola a forzisti e meloniani a cui dovrebbe toccare la candidatura. In realtà, se ci si basa sul Cencelli di capoluoghi lombardi con la Lega a Lodi e gli azzurri a Monza, sarebbe FdI in pole position. Ma c’è la variante di Erba, che potrebbe in qualche modo spostare la situazione. Il terzo centro della provincia è infatti piuttosto ambito dalle due forze di centrodestra in lista (il Carroccio ha Cantù e può solo stare a guardare), non fosse altro perché la vittoria appare molto più probabile che nel capoluogo, per vari motivi. Il primo è che l’amministrazione uscente di centrodestra, guidata da Veronica Airoldi, può vantare un bilancio molto più lusinghiero di quello dell’avventura di Landriscina. E poi perché gli avversari, ancora in parte avvolti in una cortina fumogena, appaiono meno temibili di quelli schierati in riva a lago. Il primo cittadino (guai con lei a usare il femminile) sarebbe la soluzione ideale, ma sembra più che titubante ad accettare un bis. Ecco allora che in casa di Fratelli d’Italia si è fiutato il colpaccio che avrebbe le fattezze di Claudio Ghislanzioni, sconfitto cinque anni fa per un’incollatura da Airoldi, con la coalizione che andò disunita. Il perimetro del centrodestra, peraltro, appare tutt’altro che definito anche a questo giro. I pessimi rapporti tra Lega e FdI e i casi di altri centri, su tutti Verona, dove i partiti marceranno divisi, non consentono di dare nulla per scontato. Un problema in più, viste le condizioni, a Como. Molto meno nella città brianzola, dove pesa lo scorso precedente di cui sopra. Forza Italia potrebbe tentare di mantenere il posto con il suo coordinatore provinciale, Mauro Caprani. La partita è ancora aperta e potrebbe decidersi a breve. Anche perché, tra le altre cose che mancano al centrodestra comasco che in più occasioni ha fatto la parte del leone nelle elezioni sul territorio comasco, c’è anche il tempo. E si sa che spesso, specie nelle consultazioni amministrative, chi è costretto a rincorrere rischia di rimanere indietro.

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