Le opposizioni sull’ex De Amicis: «Non tutelato l’interesse pubblico»

Cantù Molti dubbi, come in maggioranza, sulla proposta di programma integrato di intervento. Nel mirino non solo l’impatto urbanistico: «Le ripercussioni viabilistiche sarebbero disastrose»

Pur con diverse sfumature e prudenze, ma stavolta sembra esserci una sintonia di fondo che attraversa la politica tutta, nell’avere molti dubbi sulla proposta di programma integrato di intervento sul comparto De Amicis e soprattutto sul suo interesse pubblico. Nei giorni scorsi il primo passaggio in commissione, dove è emerso chiaramente un dialogo che l’amministrazione ammette non semplice con il proponente.

Un dilatarsi dei tempi che potrebbe non rappresentare poi un problema secondo Valeriano Maspero di Fratelli d’Italia, che ritiene «quantomeno inopportuno» che un’amministrazione a fine mandato possa assumere una decisione di tale impatto. Progetto sull’ex collegio di proprietà della Fondazione Ambrosiana per la Cultura e l’Educazione Cattolica, promosso da Nessi & Majocchi e Gruppo Immobiliare San Paolo, che prevede la realizzazione di cinque palazzine residenziali, due di pregio nella parte alta, e tre in edilizia convenzionata al posto dell’ex liceo Luini, in via Andina. In tutto, 84 appartamenti. Lo stesso sindaco Alice Galbiati ha dichiarato che si tratta di un piano nel quale l’interesse privato è preponderante.

«Biblioteca, costi impraticabili»

«L’impressione che abbiamo avuto – dice Francesco Pavesi di Lavori in Corso – è che l’interlocuzione tra Comune e proponente sia ancora ben lontana dal trovare un risultato che convinca tutti i consiglieri che questo progetto sia sostenibile per la città». Che il privato punti alla redditività dell’intervento è anche legittimo, prosegue, «ma dobbiamo comprendere quanti e quali siano gli standard qualitativi a favore del pubblico».

Il Comune otterrebbe la palazzina che ospita la biblioteca, ma la otterrebbe allo stato attuale, quindi con importanti lavori di riqualificazione da finanziare, e «averla con costi impraticabili per l’ente sarebbe inutile». Il centrosinistra da mesi aveva richiesto la convocazione di questa commissione: «Siamo orientati negativamente – conferma Antonio Pagani di Pd, Unire Cantù e CantTù con Noi – Stiamo riflettendo su una domanda che dovrebbe essere fondamentale: come pensiamo la Cantù di domani dopo questo intervento? È una questione di visione e di scelte politiche, di prospettive a lungo termine. Siamo ancora in una fase molto generale di presentazione, ma emerge una serie di fattori in merito ai quali siamo critici e formuleremo le nostre proposte. Stiamo analizzando la documentazione, anche nel Pd, con professionisti».

«Poco spazio lasciato al Comune»

Francesco Nava di Cantù Rugiada è molto chiaro: «Per l’arena del basket c’è stato accordo unanime nel ritenere l’interesse pubblico dell’opera, che io qui proprio non vedo. C’è un problema paesaggistico, l’impatto di due palazzine di sette piani in cima alla collina nel centro di Cantù, ma capisco possa esserci una quota di gusto soggettivo. La questione urbanistica invece mi lascia davvero perplesso. L’intero comparto dovrebbe avere accesso da una strada come via Enrico Brambilla? E immaginiamo le ripercussioni su via Andina. Sarebbe un disastro, viabilisticamente».

Anche Rosario Enea di M5S ha molti dubbi: «Lo spazio lasciato al Comune è davvero poca cosa. E mi sembra che a Cantù ci siano già molti appartamenti, mentre mancano spazi per attività pubbliche. Sono d’accordo con il sindaco Galbiati, è un progetto troppo sbilanciato per un comparto tanto strategico».

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