Abolire i voti a scuola: il Setificio ci pensa davvero. E voi cosa ne pensate? Diteci la vostra nel sondaggio

Istruzione Fa discutere anche qui la sperimentazione di alcuni licei che non li assegneranno nel primo quadrimestre. Peverelli: «Noi potremmo farlo in un indirizzo, l’anno prossimo». Scettici invece i vertici di Giovio, Volta e Ciceri

Niente voti a scuola: il Setificio ci sta pensando. Gli altri istituti cittadini invece dicono no. Fa discutere la sperimentazione portata avanti da alcuni licei italiani, a Milano come a Roma, a Firenze come a Busto Arsizio. Queste scuole hanno deciso di eliminare il voto numerico nel primo quadrimestre e la pagella di metà anno per promuovere un ambiente scolastico meno competitivo, meno ansioso e più teso al reale apprendimento. E a Como? «Noi ci stiamo pensando – dice Roberto Peverelli, preside del Setificio – almeno per un singolo indirizzo, in forma sperimentale. Abbiamo preferito accantonare l’idea per l’anno scolastico ormai in corso, volendo bene riflettere sulla valutazione, però ci stiamo ragionando». A fine anno in qualche modo un giudizio serve per forza, per legge, ma durante la prima parte dell’anno secondo Peverelli «si può togliere un po’ di pressione lavorando meglio sull’apprendimento».

Tante riserve

È invece scettico il dirigente scolastico del Giovio. «La premessa è che il nostro sistema di voto è datato e merita di essere rivisto – commenta Nicola D’Antonio – ma non corrispondere un giudizio mi lascia perplesso. Lo studente deve sapere, deve avere un riscontro. A giugno il superamento dell’anno deve avere delle fondamenta. Inoltre eviterei di creare differenze tra le scuole. Sono perplesso». Stessa posizione per i presidi del Volta e del Teresa Ciceri. «Penso sia un gesto solo simbolico di alcune, poche, scuole – ragiona Angelo Valtorta del classico– e non ne condivido la motivazione di togliere stress agli studenti. Noi dobbiamo preparare i ragazzi a superare ostacoli e problemi fuori, nel mondo reale. Nella scuola certo dobbiamo far loro capire che la valutazione è data in un preciso momento per determinate competenze e non è un giudizio alla persona. Ma la scuola deve continuare ad essere fonte di crescita».

«Sui voti bisogna aprire una riflessione, è vero – dice Vincenzo Iaia – ma ho delle riserve sull’abolizione dei voti nei primi mesi dell’anno. Su quali basi poi si costruiscono le pagelle a fine anno?». Per Valtorta e Iaia questa scelta inoltre espone le scuole ai ricorsi, già numerosi, avanzati dalle famiglie, pronte a protestare contro bocciature e cattivi giudizi. Insomma la maggioranza dei commenti non è a favore della nuova sperimentazione che ha sollevato dibattiti lungo tutto lo stivale.

Posizioni diverse

«Io non sono contraria ai voti – spiega Gaetana Filosa, preside della DaVinci-Ripamonti – sono utili a fissare i livelli d’apprendimento. Non devono certo diventare punitivi, non devono mettere paura e ansia, devono al contrario essere motivati e spiegati».

Le nostre scuole soprattutto nel passaggio dalle medie alle superiori sono negli ultimi anni diventate più competitive e selettive. «E una scuola così in realtà non migliora le prestazioni e gli apprendimenti, anzi tutto il contrario – commenta Silvana Campisano, dirigente scolastico del Caio Plinio – serve un ambiente più sereno, meno giudicante. Il sistema dei voti è ancora ottocentesco. Io penso sia un bene che un gruppo di scuole sperimenti e si ponga delle domande. Oggi a Natale, prima delle pagelle, è un massacro di verifiche e interrogazioni. Comunque penso che questa riflessione sia più ampia rispetto allo stress provato dai ragazzi».

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