Addio a Giovanni Moretti, il sindacalista capace di “restare umano”. La sua storia ha lasciato tanto alla città di Como

Il lutto Per anni segretario della Camera del lavoro, fu tra i promotori del sindacato dei tessili e uno dei primi terzomondisti del territorio. Dalla politica al volontariato, sempre fedele ai suoi ideali. La Cgil: «Sue alcune delle conquiste sociali più significative»

È mancato ieri all’ospedale Sant’Anna, dove era stato ricoverato qualche giorno fa per le conseguenze di un malore improvviso, Giovanni Moretti, 79 anni, a lungo segretario generale della Camera del lavoro di Como prima del pensionamento, nel 2001.

Ex insegnante di matematica e di educazione fisica, una laurea in economia e commercio, padre di Paolo, giornalista de La Provincia, Giovanni Moretti è stato per molti anni uno dei volti della sinistra comasca più “laica” e più pura, immune dal disincanto che nel terzo tempo della vita sempre un po’ distorce sogni e ideali. Ai suoi, Moretti è stato sempre fedele: per quanto ci si sforzi di scavare, dagli archivi della memoria non spunta una sola circostanza in cui rinunciò a indignarsi, a infiammarsi, una sola circostanza in cui smise, di fronte a un’ingiustizia, di “restare umano”, come si dice in questi tempi un po’ bui di umanità smarrita.

Dalla Ticosa alla politica

Molti lo ricorderanno come il candidato sindaco di un centrosinistra uscito sconfitto dalle elezioni del 2002, quelle che lo videro opporsi al primo mandato di Stefano Bruni, ma che gli schiusero comunque le porte del consiglio comunale, in cui sedette sui banchi di una “minoranza” che di minore non aveva nulla, accanto a Bruno Saladino, Vincenzo Sapere, Tino Tajana, Bruno Magatti, Luigino Nessi.

Forse però la politica – quella non sindacale – non fece mai davvero per lui, le cui passioni finirono per portarlo altrove, sovente in anticipo sui tempi. Fu, per esempio, terzomondista convinto primo che esserlo diventasse una moda o una bandierina da sventolare in un corteo: gli deve molto, per dirne una, l’associazione Amazzonia Brianza, che per trent’anni – sulle orme di Chico Mendes e accanto al missionario Luigi Ceppi – ha fornito sostegno alle comunità dello stato amazzonico dell’Acre, in guerra contro la deforestazione selvaggia di quell’angolo del pianeta.

Con Giovanni Moretti se ne va davvero tanta parte della nostra storia. Quella delle prime grandi crisi del Tessile, soprattutto identitarie, delle “barricate” del 1975, quando la città operaia incrociò le braccia a difesa degli insediamenti produttivi la cui sopravvivenza sembrava al tempo in pericolo, e ancora della Ticosa, l’odissea della sua chiusura annunciata via fax dagli sciagurati cugini d’Oltralpe, e della quale Moretti si occupò a lungo con fervore e passione da segretario della Fulta, la Federazione unitaria dei lavoratori del tessile, che lui stesso aveva contribuito a fondare. Ieri la Cgil ha voluto ricordarlo così: «Giovanni è stato un importante protagonista nella fase più intensa ed unitaria del sindacato comasco: nelle lotte unitarie del sindacato metalmeccanici, come segretario del consiglio unitario di zona di Como, da principale dirigente del sindacato tessile e poi da segretario generale della Cgil comasca. Sempre innovativo nelle proposte e capace di rappresentare gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori e determinato portatore delle istanze sociali e di crescita economica del territorio. Alcune delle conquiste sociali più significative nel comasco risalgono a quegli anni e al suo impegno».

Martedì il funerale

Nella memoria di chi ha avuto la fortuna di conoscere “Nonno Nanni” (perché sì, è stato anche il più affettuoso dei nonni) resteranno i suoi modi gentili, l’incedere cauto e inconfondibile, la sua capacità di ascoltare e un sorriso caldo e accogliente, identico a quello di suo figlio Paolo, al quale va l’abbraccio affettuoso di tutti noi, che gli siamo colleghi e amici di sempre.

La camera ardente è aperta oggi e domani al Sant’Anna; funerale martedì alle 11.30 a Rebbio.

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