Attilio Fontana di passaggio da Como in vista delle elezioni: «Regione autonoma? Siamo gli unici a volerlo davvero»

Intervista Fontana è candidato al secondo mandato alla presidenza lombarda, sostenuto dalla coalizione di centrodestra

Il pericolo maggiore? Il non voto. Un elemento di certezza? La coesione del centrodestra. Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, ieri a Como per un lungo tour di campagna elettorale si dice sicuro di poter battere i diretti concorrenti, partendo da una posizione di vantaggio.

Uno dei due rivali altro non è che la sua ex numero due. Si è pentito di aver scelto Letizia Moratti come assessore al Welfare?

Sono rimasto deluso, sì, l’avevo scelta come assessore. Lei aveva chiesto subito ai partiti esplicitamente di diventare anche vice presidente, non solo assessore. Un fatto che già allora mi aveva stupito. Preso atto dell’accordo delle segreterie, allora accettai. E poi lei, sia chiaro legittimamente, ha detto che voleva essere la prossima candidata alla presidenza. Anche in questa circostanza, a fronte di una modalità irrituale, ho lasciato che decidessero i partiti della coalizione. La cosa che più mi ha rammaricato, una volta che ha preso la sua strada, è che abbia rinnegato i valori e le scelte in cui aveva ripetutamente detto di credere.

Ritiene che le porterà via una quota di consensi?

Non penso possa infastidirci, anche se di fatto la sua candidatura è un sostegno a Majorino. La vera battaglia è tra me e il candidato di centrosinistra.

Teme il candidato di centrosinistra?

No, io non temo nessuno. Le elezioni non sono un momento da vivere con paura, sono un passaggio durante il quale bisogna al contrario confrontare proposte e risultati. Spero di riuscire a far capire a tutti qual è il futuro della Lombardia che vorrei. Perché siamo un modello vincente, virtuoso, da confermare. Perché la nostra regione primeggia nel settore industriale, nel numero dei posti di lavoro, nelle startup. È una regione che per i servizi offerti al cittadino costa meno rispetto alla media italiana e che dunque fa risparmiare lo Stato.

Servizi come quelli offerti da TreNord?

Per il trasporto su ferro, diciamo la verità, perché funzioni servono i treni e la rete. Per i treni ci stiamo lavorando, stiamo sostituendo 73 nuovi convogli e altri 200 arriveranno entro un anno e mezzo. La rete invece non è nostra, è di Rfi ed è vecchia di settant’anni. Rfi stessa ha spiegato che la condizione dell’infrastruttura è drammatica. Il protocollo sottoscritto quattro anni fa prevedeva investimenti miliardari le cui opere però non sono mai partite. Basta un problema di poco conto in una stazione, anche molto distante, per paralizzare tutte le tratte. Non è una questione di TreNord, che pure è una società a partecipazione regionale e statale. Il problema vero è la rete. Confido quindi nel lavoro del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.

E invece la sanità lombarda?

Se ci sono pochi medici la colpa è della errata programmazione della formazione fatta decenni fa. E dei tagli decisi dai recenti governi negli ultimi anni, 37 miliardi in meno. È chiaro che così la sanità è entrata in sofferenza.

Come ha risposto la sanità lombarda durante il Covid?

Ha reagito non bene, ma benissimo. Ci ha attaccato per primi un virus sconosciuto, imprevedibile. Abbiamo combattuto senza aiuti e senza mascherine. Quelle vere sono arrivate solo ad aprile. Certo non è stato facile, ma penso sia ingiusto addebitare alla gestione regionale tutte le responsabilità. Senza lanciare accuse, serve tenere conto della realtà. Io e Luca Zaia, il presidente del Veneto, già allo scoppio della pandemia avevamo chiesto al governo di controllare e mettere in quarantena i cittadini provenienti dalla Cina. Ci hanno risposto che eravamo dei razzisti.

La sua è quindi una valutazione positiva?

Siamo diventati un esempio in Europa. Guido Bertolaso da assessore al Welfare ha fatto miracoli, con le vaccinazioni nei grandi poli fieristici. Abbiamo fatto rapidamente scelte vincenti.

Veniamo a Como, il secondo lotto della tangenziale lo vedremo mai?

Se ne dovrà fare carico Anas. Noi insisteremo e cercheremo di mettere sul tavolo il progetto, sostenendolo nella massima collaborazione possibile.

L’autonomia è ancora all’ordine del giorno?

Sicuramente sì. La gente sappia che se dovessero vincere i miei avversari di autonomia non se ne parlerà mai più. Il Pd nonostante quel che dice il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini si è sfilato. Il Terzo polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda pure.

E da Roma Fratelli d’Italia?

Giorgia Meloni ha più volte ribadito che si tratta di una riforma imprescindibile. Autonomia significa responsabilizzare i territori, occuparsi più da vicino di certi argomenti al posto dello Stato. Noi possiamo fare meglio, prima e spendendo meno.

Autonomia con Umberto Bossi o con Matteo Salvini?

È un finto problema. Tutti e due parlano di autonomia e vogliono l’autonomia. Si tratta solo di cercare di ammodernare lo Stato.

Ad esempio?

Regionalizzando la Navigazione dei laghi, come abbiamo già chiesto e ribadito al nuovo governo. La Navigazione del lago d’Iseo è già regionale ed è più moderna ed efficiente.

Quindi questa volta l’autonomia si fa?

Lo spero, così fosse riusciremmo forse a risolvere almeno in parte la carenza dei medici. Io e Zaia abbiamo chiesto l’autorizzazione di farci carico di questo tema. Potremmo, almeno nelle zone più disagiate, trovare delle soluzioni dirette. Come degli incentivi in busta paga ai camici bianchi che vogliano rimanere a lavorare vicino al confine, senza trasferirsi in Svizzera dove la paga è più alta.

Cosa l’ha soddisfatta di più in questi ultimi cinque anni?

La gestione del post pandemia. La determinazione durante la campagna vaccinale, abbiamo cercato di dare a tutti un vaccino che ci ha permesso di uscire dalla morsa del Covid. Con una ripartenza economica sostenuta da grandi investimenti, tanto da far salire il Pil lombardo più della media nazionale.

Nel suo mandato ha ottenuto di più la provincia di Como o quella di Varese?

Alla fine se guardo agli investimenti direi Como. Assicuro, da varesino, che l’unica cosa che contano davvero sono i progetti. Io in Regione finanzio i progetti migliori, senza guardare al colore politico o alla provenienza. Non mi interessa sapere se un sindaco è di un partito oppure di un altro.

Allora aiuterà anche Alessandro Rapinese?

Prontissimo, se il sindaco di Como saprà avanzare proposte buone, lo farò certamente.

Domani al Pirellone comanderà Fratelli d’Italia?

Che Fratelli d’Italia stante la vittoria nazionale possa ottenere più voti in Regione e dunque più rappresentanti lo dicono i sondaggi. Io sono sicuro che gli equilibri in giunta dovessimo vincere saranno garantiti lo stesso senza particolari problemi. Lavoreremo in maniera condivisa, al netto delle urne. Come la Lega durante il mio mandato ha sempre cercato di dialogare con gli alleati, penso faremo altrettanto anche con un diverso esito elettorale.

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